Valledoria: il mistero dei roghi nella chiesa Cristo Re, tra dolore e indignazione

  C’è qualcosa di tragico e insieme profondamente simbolico in una chiesa che brucia. Non si tratta solo di pietre annerite e arredi consumati dal fuoco: è l’anima stessa di una comunità che viene aggredita, ferita, vilipesa. Eppure, a Valledoria, questa ferita è stata inferta per ben due volte in pochi giorni. Due incendi appiccati durante la messa, come a voler sfidare non solo le leggi umane ma anche quelle divine, con una violenza che va oltre la fisicità delle fiamme. La parrocchia Cristo Re, guidata da don Francesco Mocci, si ritrova ora a fare i conti con questo duplice oltraggio.

  Domenica e mercoledì, sempre intorno alle 19, con la celebrazione in corso, il fuoco è divampato nella sacrestia di via Caprera. Le fiamme hanno devastato materiali e strutture, rendendo inagibile parte dell’edificio e necessaria una completa sanificazione dell’aula liturgica, invasa da fumo e fuliggine. Ma chi è don Francesco? Ex militare, uomo di disciplina e preghiera, è parroco di Valledoria dal 2022. Un pastore che conosce il peso del dovere, la fatica della guida e, ora, la sofferenza di una comunità colpita al cuore. “Non c’è giustificazione per un gesto di questo genere, per chi appicca il fuoco a una chiesa mentre la gente è al suo interno”, ha dichiarato il vescovo Roberto Fornaciari, esprimendo la solidarietà della diocesi di Tempio Ampurias. E non c’è davvero giustificazione. Non c’è per chi, nell’ombra, decide di attaccare ciò che rappresenta rifugio, conforto e speranza per un’intera comunità. Non c’è per chi si arma di inneschi – sì, perché inneschi sono stati trovati, a confermare l’intenzionalità del gesto – e sfida non solo la legge degli uomini, ma anche quella del Dio a cui tanti, dentro quelle mura, si affidano.

  La Curia, decisa a fare chiarezza, ha incaricato un legale di seguire la vicenda. Ma intanto il dolore rimane, insieme allo sconcerto. “La stima sempre espressa dalla comunità nei confronti di don Francesco è un elemento di forza per superare questo momento”, ha aggiunto il vescovo. E forse è proprio questa stima, questo legame, che gli incendiari volevano spezzare. Cosa spinge qualcuno a compiere un atto tanto vile? Rancori personali? Follia? O forse, in un’epoca che sembra aver smarrito ogni sacralità, è solo un ennesimo gesto di rabbia cieca e distruttiva. Quel che è certo è che, a Valledoria, le fiamme non hanno bruciato solo una chiesa. Hanno bruciato un simbolo, un punto di riferimento, un pezzo di identità collettiva. E, come ogni ferita che si rispetti, anche questa lascerà una cicatrice.

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