Cosa può spingere una giovane donna di ventidue anni a rubare un pacco di zeppole in un supermercato? Fame, dirà qualcuno. Disperazione, dirà qualcun altro. Ma dietro quel gesto, apparentemente insignificante, si cela il dramma di una generazione che ha perso la bussola, affamata non solo di cibo ma di dignità, prospettive, futuro.
È accaduto venerdì a Nuoro, in via Liguria. La ragazza è entrata in un supermercato, ha girato tra gli scaffali e poi, come chi cerca di non dare nell’occhio, ha afferrato una confezione di zeppole ed è uscita senza pagare. Un gesto fulmineo, quasi meccanico, ma sufficiente per attirare l’attenzione di una commessa che, ligia al dovere, non ha esitato a inseguirla, cellulare alla mano per immortalare la ladra in fuga. Uno spettacolo surreale, direbbero in molti, per un furto dal valore di pochi euro.
Ma il teatrino non finisce qui. Giunte nei pressi di piazza Veneto, le due si sono trovate faccia a faccia. La commessa, armata del suo smartphone come fosse uno scudo, ha insistito per avere la prova del misfatto.
La giovane, spalle al muro, ha reagito: “Cancella quel video!” avrebbe intimato. Da lì, uno scontro tanto grottesco quanto violento. Il camice della commessa è finito strappato, mentre la scena attirava l’attenzione dei passanti. E poi, come in un film di quart'ordine, sono arrivate le volanti della Polizia.
La ventiduenne è stata arrestata con l’accusa di rapina impropria. Già, perché non basta rubare: se usi la forza per sottrarti alle conseguenze, il codice penale è inflessibile. E così, una confezione di zeppole diventa il pretesto per un processo. Sabato mattina, davanti al giudice Claudia Falchi Delitala, la ragazza ha dichiarato di aver agito perché non aveva soldi e aveva fame. Parole che pesano come macigni. Convalidato l’arresto, la giovane è tornata in libertà.
Ora, fermiamoci un attimo. Non si tratta di giustificare l’illecito, ma di capire il contesto. È davvero questa la giustizia che vogliamo? Un inseguimento, una colluttazione, un arresto, un processo per un pacco di zeppole? E non si pensi che questa sia solo una storia di cronaca nera: è il ritratto di un’Italia che non sa più distinguere tra le regole e il buon senso. Dietro quel furto c’è la miseria, e non solo economica. C’è la solitudine di chi non trova un lavoro, di chi non vede un domani.
E mentre la Procura fa il suo dovere, e giustamente, una domanda resta sospesa nell’aria: chi ha rubato davvero qualcosa? La ragazza, che ha sottratto un pacco di zeppole, o una società che sembra averle tolto tutto il resto?