Nella sala comunale di via Columbano si è consumato l’ennesimo scontro tra istituzioni e pescatori algheresi. La Commissione Ambiente, convocata da Christian Mulas, ha messo di fronte il Presidente del Parco, Emiliano Orrù, e una marineria furiosa. Il disciplinare dell’Area Marina Protetta è la miccia, ma il problema è più profondo: due mondi che non riescono a parlarsi.
Per oltre due ore il confronto si è trasformato in un gioco di forze: i pescatori, esasperati da anni di sacrifici, hanno alzato il tiro, mentre il Parco ha cercato di mantenere una posizione istituzionale. Ma alla fine, si è rimasti al punto di partenza.
I pescatori vogliono regole meno restrittive, il Parco si appella ai monitoraggi scientifici. Il risultato? Un dialogo che dialogo non è stato, con toni accesi e posizioni sempre più distanti.
Se c’è una cosa che è emersa chiaramente è la fragilità della marineria algherese. Divisa al suo interno, incapace di trovare una linea comune. Tre proposte diverse sul tavolo, tre visioni che si annullano a vicenda. In un momento in cui servirebbe compattezza, regna invece il caos. Questo, di fronte a un Parco che, per quanto nuovo al confronto diretto, si è dimostrato più saldo.
Oltre al disciplinare, resta aperta la questione dei ristori.
Chi ne avrà diritto? Solo i pochi autorizzati o tutta la marineria? Una risposta che tarda ad arrivare, mentre le tensioni aumentano. Intanto, il Parco cerca di spingere per un confronto più razionale, ma il clima è tutt’altro che disteso.
La sensazione è che questa sia solo la prima di una lunga serie di riunioni. Ma senza un cambiamento di atteggiamento, da entrambe le parti, il rischio è che si vada verso un’escalation. Il disciplinare verrà approvato, con o senza il consenso dei pescatori. E allora, il vero problema non sarà la tutela ambientale, ma la sopravvivenza di un settore che si sente abbandonato e tradito.