Dicono che la sanità sia un diritto, ma che diritto è se manca il personale? Se il precariato ha ridotto la nostra sanità a una lotteria, a un gioco di numeri in cui vince chi resiste di più, chi si arrabatta tra un contratto a termine e un altro? Il linguaggio della crisi, quello delle emergenze, dei collassi, degli "over booking", è ormai un ritornello stonato che risuona tra i corridoi di ospedali e ambulatori. E non è solo una questione nazionale: la Sardegna ne conosce il sapore amaro, forse più di altri.
Le graduatorie, quei famosi elenchi di merito e stabilizzazioni, sono lì, ferme. Come un vecchio registro coperto di polvere, mentre intanto, nei reparti, i pazienti aspettano e il personale crolla sotto il peso di turni estenuanti. Ci sono lavoratori che hanno dato tutto durante la pandemia, con quei contratti chiamati “Covid”. E ora? Ora restano "fuori dal giro", tagliati fuori dalle stabilizzazioni.
Fermi al palo, come si dice, a guardare la nave affondare.
Eppure, questi lavoratori non sono numeri. Sono infermieri, operatori sociosanitari, medici. Professionisti che, senza il conforto della stabilità, vedono avvicinarsi la scadenza dei loro contratti, l'ombra del licenziamento. Li chiamano "precari", ma la verità è che sono il cuore pulsante di un sistema che senza di loro collasserebbe. La Sardegna, con le sue isole di inefficienza e le sue promesse di stabilizzazione mai mantenute, li spinge verso il baratro della disoccupazione. Ma non è questione di cantieri occupazionali: qui si parla di vita o di morte per il servizio sanitario regionale.
La UIL FPL alza la voce, perché sa che non possiamo permetterci di perdere queste professionalità. Ogni operatore sanitario che si perde per strada è una sconfitta, un letto vuoto in corsia, un paziente senza assistenza.
E allora, di cosa parliamo? Della necessità, urgente, di far scorrere quelle graduatorie, di dare un futuro certo a chi ha già dato tanto. Di stabilizzare, non di aspettare. Di prorogare i contratti in scadenza fino al 2025, almeno, per evitare che il buio della disoccupazione avvolga chi ha tenuto accesa la luce negli ospedali.
Non bastano le buone intenzioni, non servono le belle parole. Servono risposte concrete, servono azioni, servono impegni rispettati. E la UIL FPL, il sindacato che si batte per i lavoratori e per i cittadini, non accetterà più compromessi che lasciano nell’incertezza chi garantisce la nostra salute.
Il precariato non è la soluzione, è la malattia di cui soffre la nostra sanità. E noi chiediamo, pretendiamo, che si trovino le cure. Perché di diritti non si vive solo sulla carta, si vive nei fatti. E oggi, quei fatti, li attendiamo dalle Istituzioni Regionali. Che non ci facciano aspettare ancora.