Tra i tanti temi che segnarono la presidenza di Donald Trump, il rapporto con la Russia occupa un posto centrale. Fin dal suo insediamento, le relazioni con Mosca sollevarono interrogativi e controversie, alimentate sia dalle dichiarazioni di Trump sia dalle dinamiche geopolitiche che presero forma durante il suo mandato. L’Europa, da sempre spettatrice interessata delle mosse americane verso la Russia, si trovò in una posizione delicata, tra il bisogno di sicurezza e il timore di un nuovo assetto globale che poteva stravolgere gli equilibri del continente.
Quando Trump si insediò alla Casa Bianca nel gennaio 2017, i rapporti tra Stati Uniti e Russia erano ai minimi storici. L’annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014 e l’intervento russo in Siria avevano portato a dure sanzioni occidentali, rendendo la relazione tra le due potenze tesa e conflittuale. Tuttavia, Trump si distinse subito per un approccio diverso, dichiarando pubblicamente il desiderio di costruire un rapporto più cooperativo con Vladimir Putin. “Andare d’accordo con la Russia sarebbe una buona cosa,” dichiarava, sfidando l’ortodossia bipartisan che vedeva Mosca come una minaccia strategica.
Il tono conciliatorio di Trump verso Putin sollevò molte critiche, specialmente in patria. Accuse di ingerenza russa nelle elezioni del 2016, culminate nell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller, contribuirono a mettere sotto pressione il presidente. Nonostante le polemiche, Trump cercò di mantenere un equilibrio tra il dialogo con Mosca e il rispetto degli interessi strategici americani. Durante il suo mandato, furono imposte nuove sanzioni contro la Russia, in risposta ad accuse di cyberattacchi e violazioni dei diritti umani, dimostrando che, al di là della retorica, la politica americana non era disposta a cedere terreno.
Il vertice di Helsinki nel luglio 2018 fu un momento emblematico. Trump e Putin si incontrarono in una cornice che prometteva apertura e dialogo, ma il risultato fu controverso.
La conferenza stampa congiunta, in cui Trump sembrò prendere le difese di Putin contro le conclusioni delle agenzie di intelligence americane sull’ingerenza russa nelle elezioni, suscitò un’ondata di critiche bipartisan. Per i suoi detrattori, fu un segno di debolezza; per i sostenitori, un tentativo coraggioso di rompere il ghiaccio con un avversario storico.
Nel frattempo, l’Europa osservava con una miscela di ansia e speranza. Gli alleati europei, in particolare quelli dell’Est, come Polonia e Paesi Baltici, vedevano con preoccupazione ogni segnale di distensione tra Washington e Mosca, temendo un possibile disimpegno americano dalla NATO. Tuttavia, Trump ribadì più volte l’impegno degli Stati Uniti verso l’Alleanza Atlantica, sebbene con toni critici verso gli alleati europei, accusati di non contribuire abbastanza alle spese per la difesa.
L’Italia, da sempre in bilico tra fedeltà atlantica e buone relazioni con Mosca, si trovò in una posizione interessante. Il governo italiano mantenne un dialogo aperto con Trump, condividendo in parte la sua visione pragmatica verso la Russia, ma restando fedele alla linea europea sulle sanzioni. La politica energetica fu un punto di convergenza: il dibattito sul gasdotto Nord Stream 2, che Trump osteggiava, coinvolse direttamente anche l’Italia, interessata alle rotte energetiche che attraversano il Mediterraneo.
Il rapporto di Trump con la Russia non fu mai lineare. Da un lato, cercava un dialogo personale con Putin; dall’altro, la sua amministrazione impose restrizioni economiche e diplomatiche che confermarono il ruolo degli Stati Uniti come garante degli equilibri globali. La sua retorica spesso sembrava andare in una direzione, mentre le sue politiche ne prendevano un’altra, creando un quadro complesso che lasciava spazio a interpretazioni diverse.
Per l’Europa, gli anni di Trump rappresentarono un banco di prova. La sua richiesta agli alleati di assumersi maggiori responsabilità nella difesa comune spinse molti Paesi europei a riflettere sulla propria autonomia strategica. Per l’Italia, il mandato di Trump fu un’occasione per riaffermare la sua centralità nel Mediterraneo e mantenere un equilibrio tra le sue storiche alleanze e le necessità di un dialogo con Mosca.
Nel prossimo articolo, approfondiremo come la politica economica di Trump, dai dazi alla riforma fiscale, abbia cambiato il volto dell’America e influenzato i rapporti con l’Europa e l’Italia. Restate con noi: il viaggio nell’era Trump continua.