Mentre il dibattito nazionale si prepara a infiammarsi sul referendum per l’autonomia differenziata, la Sardegna rischia ancora una volta di rimanere al margine delle discussioni, come una terra dimenticata. Questo il grido d’allarme lanciato dal Gruppo consiliare dei Riformatori sardi e dal Dipartimento per l’Insularità, che denunciano l’inerzia della politica regionale su un tema che dovrebbe essere cruciale per il futuro dell’isola.
“Due mesi fa abbiamo rivolto un appello alla Giunta e al Consiglio regionale,” si legge nella nota firmata da Umberto Ticca, Michele Cossa, Aldo Salaris e Giuseppe Fasolino. “Ci sarà il referendum sull’autonomia differenziata, si parlerà delle rivendicazioni di Lombardia e Veneto e delle solite polemiche sulla coesione nazionale, ma qui in Sardegna tutto tace.
È assurdo che non ci occupiamo delle prospettive della nostra specialità.”
L’appello, ignorato dalle istituzioni regionali, non ha scoraggiato i Riformatori, che vedono nel referendum un’occasione imperdibile per accendere i riflettori sulle necessità della Sardegna. Secondo loro, la politica sarda deve mettere al centro dell’agenda le esigenze dell’isola e sfruttare le norme di attuazione dello Statuto speciale, uno strumento già esistente ma troppo spesso lasciato inutilizzato.
“Lo Statuto del 1948 non è più adeguato alle esigenze di oggi,” sottolineano, invocando un adeguamento che permetta alla Sardegna di affrontare le sfide attuali e di acquisire competenze strategiche per il proprio sviluppo.
I Riformatori, noti per la loro vocazione referendaria, annunciano la loro presenza nella campagna per l’autonomia differenziata con una posizione chiara e senza ambiguità: “Al centro ci deve essere la Sardegna e il rafforzamento della sua specialità attraverso le norme di attuazione, senza lasciarci trascinare dalle questioni delle altre regioni.”
“Non possiamo perdere questa occasione,” concludono, invitando la politica regionale a unire le forze per trasformare il referendum in un’opportunità concreta per il futuro dell’isola.