La Regione Sardegna ha annunciato il lancio del "bonus sanità", una misura sperimentale da 10 milioni di euro per aiutare le fasce più deboli della popolazione ad accedere alle cure. Finanziato con fondi europei e regionali, il bonus è destinato a chi ha un ISEE fino a 10.000 euro o è già esente per reddito. Un’idea che cerca di rispondere alla crescente povertà sanitaria, un fenomeno aggravato dai costi delle prestazioni private e dai tempi di attesa insostenibili del sistema pubblico.
Le istituzioni presentano l’iniziativa come una risposta concreta, ma la realtà invita a riflettere su un sistema che, da troppo tempo, non riesce a garantire servizi essenziali per tutti.
L’assessora del Lavoro Desirè Manca ha sottolineato la natura sperimentale del provvedimento, aprendo alla possibilità di estendere la platea dei beneficiari in futuro. Tuttavia, il bonus non affronta le cause strutturali della crisi sanitaria, limitandosi a tamponare un’emergenza ormai cronica.
La Sardegna, come molte altre regioni italiane, paga anni di scelte miopi e di politiche frammentarie. Il bonus, seppur lodevole nelle intenzioni, rischia di diventare un esempio di quella logica del “cerotto” che, invece di risanare, prolunga l’agonia di un sistema incapace di rinnovarsi. I problemi veri – carenza di personale, disorganizzazione e infrastrutture inadeguate – restano irrisolti, mentre misure straordinarie come questa servono a placare, temporaneamente, il malcontento.
Il punto centrale non è l’utilità immediata del bonus, ma la sua sostenibilità e il rischio che si trasformi in un ulteriore elemento di dipendenza per le fasce più deboli. Una politica sanitaria che si affida a misure spot non può essere definita strategica. Resta la necessità di un piano complessivo che restituisca dignità ed efficienza al sistema sanitario pubblico, evitando di scaricare sui cittadini le inefficienze accumulate nel tempo.
La Sardegna merita risposte strutturali, non semplici palliativi. E mentre la politica celebra l’iniziativa come un successo, è doveroso chiedersi: quanto durerà questo bonus, e cosa accadrà quando i fondi si esauriranno? La risposta, come sempre, resta sospesa, e il peso di questa incertezza ricade su chi non può permettersi di aspettare.