Transizione energetica: bocciati i grandi impianti agrivoltaici della Nurra e di Gudpini. Vittoria per la tutela del territorio

  La Sardegna dice no ai progetti agrivoltaici più imponenti mai proposti in Italia, segnando un punto cruciale nella battaglia per la tutela del suo territorio e del suo patrimonio naturale. Dopo un esame approfondito, il Ministero della Transizione Ecologica ha bocciato il progetto Palmadula Solar, un impianto da 360 MW che avrebbe occupato oltre 1000 ettari nelle campagne della Nurra, nel Comune di Sassari.

  La decisione si basa sul mancato ottenimento della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), sostenuta dai report della Regione Sardegna che hanno evidenziato i gravi rischi per gli habitat naturali e per la biodiversità. L'area, caratterizzata da una bellezza paesaggistica unica e da un ecosistema delicato, sarebbe stata irreversibilmente compromessa. Come sottolineato nei documenti ministeriali, il progetto avrebbe comportato la sottrazione di habitat naturali ad alcune specie protette e l'alterazione di un territorio di pregio culturale e ambientale. Non solo Palmadula Solar. Anche un secondo progetto agrivoltaico, che prevedeva l’occupazione di 80 ettari nelle campagne di Guspini, è stato bloccato per motivi simili. La bocciatura dimostra che l’equazione progetti presentati uguale progetti approvati, spesso alimentata da un certo "terrorismo mediatico", è tutt’altro che scontata. 

  L’onorevole Valdo di Nolfo ha definito questa decisione una vittoria per la Sardegna e la sua identità culturale: «Difenderemo la nostra terra da ogni progetto che cancella la nostra storia e natura. La transizione energetica in Sardegna si farà, ma sarà equa e giusta, seguendo il principio della tutela del territorio». Di Nolfo ha anche ricordato l’importanza del DL 45 "Tutela Sardegna", che definisce il 98% del territorio dell’isola come non idoneo a progetti che possano comprometterne l’equilibrio ambientale. Questa presa di posizione segna un punto di svolta nella pianificazione della transizione energetica in Sardegna, dove le pressioni per l’installazione di grandi impianti fotovoltaici e agrivoltaici si scontrano con la necessità di salvaguardare paesaggi unici e risorse naturali inestimabili. 

  La Regione, con il contributo delle associazioni ambientaliste e degli esperti del settore, ha dimostrato che è possibile opporsi a progetti troppo invasivi senza negare il principio della sostenibilità energetica. La strada verso una transizione energetica rispettosa del territorio sardo è ancora lunga, ma il doppio no della Commissione VIA dimostra che un altro modello è possibile: uno sviluppo che tenga conto non solo delle esigenze ambientali globali, ma anche della tutela delle identità locali e del diritto delle comunità di preservare il proprio patrimonio naturale e culturale.

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