L'osservatorio di Guerrini: Todde, leader senza squadra

  Finalmente. Ho sentito un capo politico parlare da vero leader. Con un linguaggio lontano dal formalismo e dall'ipocrisia mistificatrice del politichese, a cui ci hanno abituati per decenni, e che ha allontanato dalle urne la maggioranza dei sardi. Questo leader, di cui ho ascoltato la registrazione dell'intervento alla Costituente 5 Stelle, si chiama Alessandra Todde. Da 8 mesi governatrice della Sardegna. La platea le ha riservato un'accoglienza straordinariamente calorosa. Una autentica standing ovation. Roba di alto spessore. 

  La Todde ha parlato con forza, passione e convinzione. Non solo del nuovo percorso dei 5 Stelle, ma soprattutto della Sardegna. Il pubblico l'ha seguita con calore e attenzione e ha segnato più volte con applausi i suoi passaggi discorsivi. Non secondo automatismi da claque, ma venati da convinto apprezzamento e ammirazione. Proprio e particolarmente quando parlava della sua terra. In un'atmosfera di partecipazione di grande interesse ed entusiasmo che ho avvertito seguendo la registrazione dell'intervento. Ho finalmente visto e sentito quello che è sempre mancato nei figuranti della politica sarda. Per questo dico e predìco che è nata una speranza politica per la Sardegna. Isola depressa, colonizzata e annientata da espressioni politiche che hanno usato il potere soltanto per sé stesse. 

  La Costituente 5 Stelle ha affermato la linea Conte. Ma soprattutto la nascita di un personaggio in cui credere per una nuova realtà della Sardegna. Se il PD la sosterrà. E non si porrà in invidiosa contrapposizione. Quel che conta è l'interesse dei sardi. E della Sardegna. Mario Guerrini. La squadra. Per vincere, anche in politica, il collettivo dev'essere forte. Non basta avere in prima linea un fuoriclasse. È quello che accade anche in Sardegna. Dove il Campo Largo è al potere da quasi 8 mesi. Con la leadership della pentastellata Alessandra Todde. Protagonista apprezzata e applaudita alla Costituente del Movimento. Quello che manca è la squadra con cui realizzare i programmi. Perché, come ho già affermato, le principali insidie la Todde le ha proprio all'interno della sua coalizione. Il PD è ancora sotto il giogo dei "cacicchi e dei capibastone". E le loro trame sono improntate, come sempre, all'uso del potere per il potere. E per gli "affari". 

  Il PD ha una ragnatela di roccaforti con le quali è efficacemente strutturato nelle ramificazioni sociali. A cominciare dalle banche. E dagli imprenditori. Che gestiscono le principali opere e le più ambite intraprese. La politica è solo un mezzo per la conquista di queste esplicazioni generative di agiatezza, influenze, riconoscenza. E quindi di peso elettorale. E poi c'è il nodo dei Progressisti di Massimo Zedda. Ai quali sta stretta la dinamica delle decisioni. Infine, alla "squadra" manca una vera struttura dirigenziale di livello. Che, purtroppo, si abbandona, troppo spesso, a logiche di democristiana filosofia. Il Campo Largo, è sempre più un cartello elettorale. In cui sono addirittura presenti persino palesi reminiscenze della malefica gestione quinquennale uscente di cdx. Come Orizzonte Comune. E come molti direttori generali di apparato della Ras. Confermati negli incarichi nonostante il sussiego col quale hanno servito il potere sardista-salviniano. Mario Guerrini.

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