Centrali eoliche offshore: Sardegna sotto assedio della speculazione energetica

  Quattordici nuovi progetti di centrali eoliche offshore sono stati presentati per il mare della Sardegna meridionale, di cui dodici presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari per ottenere le concessioni demaniali marittime e due progetti, denominati Sardegna 1 e Sardegna 2, della società abruzzese Renexia s.p.a., che hanno già avviato la procedura di scoping per la valutazione di impatto ambientale (V.I.A.). In totale, si prevede l’installazione di 540 torri eoliche davanti alle coste del sud Sardegna. A livello regionale, i progetti di centrali eoliche offshore nei mari sardi ammontano complessivamente a ventidue, per un totale di 1.123 torri eoliche capaci di sviluppare una potenza di 18.428 MW, tre volte tanto l’aumento richiesto dal decreto ministeriale del 21 giugno 2024 sulle energie rinnovabili. 

  Tuttavia, questo incremento sconsiderato solleva gravi preoccupazioni per il futuro ambientale, economico e sociale dell’isola. Le istanze di connessione presentate a Terna s.p.a., il gestore della rete elettrica nazionale, sono il chiaro sintomo di un sistema fuori controllo: in Sardegna, al 31 dicembre 2024, le richieste complessive ammontavano a 767, per una potenza totale di 52,28 GW. Questo valore è quasi 30 volte superiore alla potenza attualmente installata sull’isola, che si attesta a 1,93 GW. È evidente l’assenza di una seria pianificazione energetica, un vero e proprio Far West che lascia spazio alla speculazione. La Soprintendenza speciale per il PNRR ha già evidenziato come la Sardegna sia già sette volte oltre il fabbisogno previsto per il 2030. Questo fenomeno minaccia il paesaggio e il patrimonio culturale, compromettendo settori vitali come turismo, pesca e agricoltura. 

  Non è solo la Sardegna a essere vittima di questo modello: in tutto il territorio nazionale, le richieste di connessione hanno raggiunto 6.071 per una potenza di 348,62 GW. Tuttavia, la capacità di trasporto verso la penisola è limitata, e i costi del dispacciamento dell’energia in eccesso ricadranno sulle bollette dei consumatori. Il recente regime di aiuti di Stato approvato dalla Commissione europea, per un costo totale di 35,3 miliardi di euro, sarà anch’esso finanziato tramite prelievi dalle bollette elettriche. Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) chiede una moratoria nazionale sulle autorizzazioni di nuovi impianti di produzione energetica e propone una pianificazione strategica nazionale, che tenga conto dei reali fabbisogni energetici e preveda il coinvolgimento delle Regioni e degli enti locali. Sarebbe più che sufficiente sfruttare i tetti di edifici pubblici e privati per soddisfare le necessità energetiche nazionali, come evidenziato da studi dell’ENEA e dell’ISPRA. La petizione popolare “Sì all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica” ha già raccolto oltre 20.000 adesioni. La battaglia per una transizione energetica sostenibile è ancora aperta, ma il tempo per agire è ormai stretto.

Ambiente

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