Nella serata del 24 gennaio alle ore 18.00, negli eleganti spazi della ex Manifattura Tabacchi di Cagliari, sita in via Regina Margherita numero 33, è stato presentato l’interessantissimo libro “Cagliari anni ‘70 noi c’eravamo” scritto dal noto politico sardo Pierpaolo Vargiu. L’opera, in una sala gremita in ogni ordine di posti, edita dalla Gia ed illustrata in maniera magistrale dall’autore, risulta un piacevolissimo viaggio nelle usanze, nelle tradizioni e nel vissuto dei giovani (e meno giovani) presenti nel capoluogo sardo in quei turbolenti anni. Un excursus, quello appena citato, fatto di ricordi, in cui l’ex consigliere regionale (e deputato), insieme alla dott.ssa Maria Antonietta Mongiu (la professoressa) e al dott. Maurizio Melis (il capoclasse), espone il contenuto del volume non in chiave malinconica o nostalgica, ma, anzi, proponendolo in modo gioviale e condito da una mai scontata ironia, facendolo transitare dalle discoteche, alle prime esperienze politiche (per merito di un insegnante marxista, lui risaputo liberale), ai primi amori, ai caddozonis.
Un componimento che ha l’obiettivo (pienamente riuscito) di voler confrontare non solo la Cagliari di oggi e di ieri, ma anche che desidera mettere in correlazione (a parer nostro in maniera estremamente calzante) la giovane generazione che era ieri con quella che è oggi con le sue similitudini e le sue divergenze. Un appuntamento, quindi, veramente interessante e di gran pregio quello a cui abbiamo avuto il piacere ed onore di partecipare, che non ha avuto solamente il merito di far ricordare ai giovani individui presenti cinquant’anni fa nel centro più popoloso della Sardegna alcune situazioni del loro passato, ma che ha fornito insegnamenti e dettami della società sarda in generale (e cagliaritana in particolare) di quegli anni con i suoi pregi e difetti, assumendosi (in qualche caso e non è affatto poco) alcune responsabilità che hanno generato la situazione attuale dei giovani d’oggi. Un incontro, perciò, che ha voluto fornire un ritratto, un’immagine, di quell’epoca, che noi tutti (ragazzi e non) avremmo il dovere di ricordare e (per molti versi) tenere a mente e riscoprire.
Infatti, reputiamo che solo con i ricordi, con le testimonianze e con i documenti le persone che verranno dopo di noi avranno consapevole coscienza di ciò che sono, di dove stanno andando, di quello che devono (o non devono) fare e degli errori da non commettere, in quanto solo chi è conscio del suo passato possiede la facoltà di affrontare al meglio il proprio futuro.