Un grido d’allarme arriva dal Centro Studi Agricoli, che tramite il suo vice presidente Stefano Ruggiu, denuncia una situazione che potrebbe trasformarsi in un disastro per l’agricoltura sarda: i ritardi accumulati nei pagamenti della PAC e del PSR/CSR da parte dell’organismo pagatore regionale ARGEA stanno mettendo a rischio la gestione di circa 310 milioni di euro, con la concreta possibilità di dover restituire a Bruxelles ben 50 milioni di fondi UE.
La scadenza imposta dall’Unione Europea, fissata al 31 dicembre 2025, lascia poco spazio alle esitazioni: le pratiche devono essere istruite e i fondi liquidati ad agricoltori e allevatori entro il termine stabilito.
Tuttavia, come denuncia Ruggiu, il nodo dei ritardi non sembra destinato a sciogliersi senza un intervento straordinario e immediato.
Secondo il Centro Studi Agricoli, è necessario un piano d’azione urgente. Ruggiu propone di adottare progetti obiettivo interni, incentivati economicamente, che consentano al personale di ARGEA di lavorare anche fuori dall’orario d’ufficio. Ma la vera chiave, sottolinea, risiede nel potenziamento degli uffici istruttori con il coinvolgimento di professionisti esterni, come già richiesto dal direttore generale di ARGEA con una nota inviata all’Assessorato Regionale all’Agricoltura lo scorso novembre.
“La decisione di aprire bandi della misura 13 (Benessere animale) e della misura 4.1 (Investimenti nelle aziende agricole), spostandoli sui fondi del ciclo di programmazione 2014/2022 anziché su quelli della nuova programmazione 2023/2027, appare come un espediente che non affronta il problema alla radice. Si tratta di una soluzione temporanea che rischia di spostare il caos a uno o due anni più avanti, senza risolvere il problema strutturale,” afferma Ruggiu.
Il Centro Studi Agricoli ribadisce la necessità di un intervento più ampio: completare la riforma degli enti agricoli regionali, potenziando ARGEA e senza scaricare le sue competenze su Laore. “Laore deve restare un’agenzia di assistenza tecnica per agricoltori e allevatori, come previsto dal suo statuto, e non diventare un secondo ente istruttore e pagatore di pratiche. Continuare a sovraccaricarla con compiti impropri significa non affrontare il problema e rischiare di aggravare ulteriormente la situazione,” sottolinea Ruggiu.
Senza un cambio di rotta deciso e immediato, il rischio è di ritrovarsi nel 2027 nella stessa situazione di oggi, con fondi inutilizzati e la minaccia di nuove restituzioni all’UE. “Non spendere i fondi 2025 significa accumulare ritardi sul ciclo 2023/2027, mettendo a repentaglio la programmazione futura,” aggiunge Ruggiu.
Conclude il vice presidente del Centro Studi Agricoli: “È ora di agire. La Regione deve potenziare ARGEA e adottare misure straordinarie. Ogni giorno perso è un passo verso il baratro per l’agricoltura e la pastorizia sarda.”
Un messaggio chiaro, che chiama la politica regionale alla responsabilità, per non tradire le aspettative di chi lavora la terra e garantisce la tenuta economica e sociale di un’intera isola.