A Nuoro, dove le tradizioni si scontrano con le contraddizioni del presente, il gioco d’azzardo minorile è un problema che torna a far parlare di sé. Durante un controllo ordinato dal Questore Alfonso Polverino, la Polizia ha scoperto un gruppo di minorenni intenti a giocare alle slot machine in un esercizio pubblico. Una scena che non sorprende, purtroppo, ma che resta intollerabile.
Gli agenti delle Volanti e della Divisione Polizia Amministrativa hanno accertato che i ragazzi, in assenza del titolare, stavano utilizzando liberamente le macchinette. Un quadro che solleva più di una domanda, a partire da chi dovrebbe vigilare e non lo fa.
Il titolare dell’esercizio, ora, dovrà fare i conti con le conseguenze: una multa salata di 6.666,67 euro e la prospettiva di una sospensione dal registro dei proprietari e detentori degli apparecchi per un periodo che va da uno a tre mesi. Una punizione che, per quanto prevista dalla legge, sembra poca cosa rispetto al danno sociale che episodi simili lasciano dietro di sé.
I minorenni, per parte loro, sono stati affidati ai genitori. Ma resta il nodo irrisolto: perché ci sono ancora luoghi dove i controlli latitano e i ragazzi trovano libero accesso a un mondo che dovrebbe restare loro precluso?
È lecito chiedersi se il titolare pagherà più per l’ammenda o per la reputazione persa, ma di certo a pagare davvero sono le famiglie, che in queste vicende si trovano a fronteggiare problemi più grandi di una multa. La lezione, però, non riguarda solo loro: il gioco d’azzardo è un business che, se non arginato con fermezza, rischia di continuare a trascinare nella sua spirale anche chi dovrebbe esserne protetto.
A Nuoro, come altrove, la questione resta aperta. E forse è tempo di chiedersi se la multa basti davvero a chiudere la partita.