Lo scontro tra la Regione Sardegna e il governo si intensifica sul tema del dimensionamento scolastico. Al centro della polemica, il decreto che introduce incentivi per le Regioni che rispettano i tagli imposti dal Piano nazionale, ma che punisce chi non si adegua.
L’assessora regionale all’Istruzione, Ilaria Portas, non usa mezzi termini: “È un ricatto bello e buono, è l’ennesimo schiaffo alle Regioni”, ha dichiarato con fermezza a margine dell’audizione in Commissione Cultura del Consiglio regionale. La Sardegna, insieme a Toscana, Emilia Romagna e Campania, è tra le Regioni che non hanno attuato pienamente i tagli richiesti dal ministero dell’Istruzione, guidato da Giuseppe Valditara, e ora si trova di fronte a una nuova minaccia: l’esclusione dai benefici previsti per chi si allinea alle direttive ministeriali.
Alla scadenza del 31 dicembre 2024, la Sardegna avrebbe dovuto accorpare 9 autonomie scolastiche, ma ha scelto di ridurre l’impatto dei tagli, in difesa del proprio sistema territoriale.
“Abbiamo più volte chiesto al ministro di rivedere i parametri sulla base dei numeri reali – ha spiegato Portas – ma ogni richiesta è rimasta inascoltata. Le Regioni conoscono i loro territori e dovrebbero avere voce in capitolo su decisioni che incidono direttamente sulle comunità”.
L’assessora si chiede con tono deciso: “Saremo puniti se non ci adeguiamo ai numeri del ministero? Questo non è dialogo istituzionale, è un’imposizione”.
Il decreto del ministero dà ora dieci giorni di tempo per allinearsi. Una misura che la Sardegna considera ingiusta e che l’assessora Portas è pronta a contestare nelle sedi opportune. “Non possiamo accettare che una politica scolastica costruita su tagli lineari e incentivi punitivi metta in difficoltà le nostre scuole e le nostre comunità”, ha aggiunto, ribadendo che il ricorso è già allo studio.
Il confronto, dunque, si prospetta sempre più acceso, con la Sardegna determinata a difendere il proprio modello di organizzazione scolastica e il governo deciso a far rispettare le proprie direttive. Sullo sfondo, resta il destino delle scuole italiane, tra tagli e accorpamenti che rischiano di ridurre ulteriormente le opportunità educative nelle aree più fragili del Paese.