Sardegna, la Regione impugna i decreti MASE: "No agli impianti FER in aree non idonee"

Cagliari, 18 marzo 2025 – La Regione Sardegna conferma la propria opposizione alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili in aree non idonee, nel rispetto della Legge Regionale 20/2024. Dopo il ricorso avviato contro il progetto di Siamaggiore, l'amministrazione regionale annuncia l’impugnazione anche dei decreti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica relativi agli impianti "Fattoria Solare Soliu" e "Fattoria Solare Tramatza", previsti nei comuni di Solarussa, Zerfaliu, Tramatza, Siamaggiore e Zeddiani. Secondo la Regione, tali progetti non rispettano la normativa regionale e risultano in contrasto con i criteri di tutela del territorio e del paesaggio.

A rafforzare la posizione della Regione, la Soprintendenza Speciale per il PNRR del Ministero della Cultura ha già espresso parere negativo su entrambi i progetti, segnalando criticità significative in merito all’impatto paesaggistico e ambientale delle installazioni previste.

"Non siamo contrari allo sviluppo delle energie rinnovabili, ma pretendiamo che avvenga nel rispetto delle regole, della pianificazione territoriale e della volontà delle comunità locali", dichiara l’assessora regionale della Difesa dell’Ambiente, Rosanna Laconi. "Abbiamo adottato norme chiare, stabilendo quali siano le aree idonee per tali impianti. Questi progetti non rientrano in quelle aree e, di conseguenza, non saranno autorizzati".

La Regione Sardegna ribadisce la propria competenza in materia di autorizzazioni, come previsto dall’articolo 12 del D.Lgs. 387/2003 e dalla Legge Regionale 20/2024. I pareri della Commissione PNRR-PNIEC e i decreti ministeriali, sottolinea la Regione, non hanno valore vincolante e non possono sostituire le prerogative dell’amministrazione locale.

A sostegno di questa posizione, il Consiglio di Stato, Sezione IV, con la sentenza n. 1872 del 5 marzo 2024, ha ribadito che la valutazione degli impatti ambientali e paesaggistici degli impianti FER deve avvenire nel rispetto delle normative regionali. La pronuncia chiarisce che la localizzazione degli impianti deve tenere conto degli effetti sul territorio, sulla biodiversità e sulla qualità del paesaggio, riconoscendo il diritto delle Regioni a disciplinare tali aspetti per garantire la tutela ambientale.

Il Consiglio di Stato ha inoltre affermato che i provvedimenti ministeriali non possono ignorare le norme regionali che individuano le aree idonee e non idonee. La tutela della fauna, delle risorse naturali e degli ecosistemi non può essere subordinata a una generica spinta alla transizione energetica senza una pianificazione adeguata e senza il coinvolgimento delle istituzioni locali competenti. Inoltre, ha evidenziato che la valutazione degli impatti cumulativi sul territorio è un elemento imprescindibile per garantire la sostenibilità delle installazioni.

"Questa sentenza conferma ciò che sosteniamo da sempre: il territorio non può essere stravolto senza criteri chiari e senza un’attenta valutazione degli impatti ambientali e paesaggistici", aggiunge Laconi. "La Regione Sardegna ha operato con trasparenza e coerenza, individuando le aree idonee e dando attuazione al Decreto 'Aree Idonee' del 21 giugno 2024, che a sua volta ha reso operativo il D.Lgs. 199/2021. Difendere l’ambiente e il paesaggio è un diritto e un dovere sancito dalla Costituzione e dallo Statuto autonomo della Sardegna".

Alla luce di queste considerazioni, la Regione Sardegna procederà all’impugnazione dei decreti ministeriali, riaffermando che nessuna autorizzazione sarà concessa per impianti collocati in aree non idonee. "Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per garantire il rispetto delle regole e per far sì che lo sviluppo delle rinnovabili avvenga nel rispetto del nostro territorio e della nostra comunità", conclude l’assessora Laconi.

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