Londra in mutande: il "No Trousers Tube Ride" e la deriva del buon senso

  Ogni anno pensi di averle viste tutte, ma poi arriva Londra e ti sorprende di nuovo. Il "No Trousers Tube Ride", per chi non lo sapesse, è una scampagnata in metropolitana rigorosamente senza pantaloni. Sì, esatto, centinaia di individui decidono di mettere a nudo non solo le gambe, ma anche il buonsenso. Lo fanno con una certa fierezza, sventolando boxer con pupazzetti o biancheria in pizzo, mentre gli altri passeggeri cercano disperatamente di capire in che momento preciso l’umanità abbia perso il filo. Ora, capiamoci, un po’ di follia nella vita ci vuole. 

  Ma questa non è follia, è teatro dell’assurdo. Siamo passati dal stiff upper lip britannico – quel famoso aplomb che non si scomponeva neanche davanti a un bombardamento – a un esercito di persone che sfrecciano tra Piccadilly e Victoria Station vestite come se fossero uscite di casa di corsa dopo un incendio. È progresso questo? O siamo solo una società che si annoia a tal punto da inventarsi l’ennesima trovata per finire sui social? La parte più comica, però, è la reazione degli altri passeggeri. Gli inglesi sono troppo educati per dire qualcosa, così si limitano a lanciare occhiate furtive, come a dire: "Mi ero vestito per andare al lavoro, non a un casting di Victoria’s Secret". 

  Ma chi li biasima? È difficile restare impassibili quando accanto a te c’è un signore in slip leopardati che legge il Times come se fosse la cosa più normale del mondo. Eppure, c’è qualcosa di tragico in tutto questo. Perché il "No Trousers Tube Ride" non è solo una trovata simpatica, ma il segnale di una società che ha bisogno di esagerare per sentirsi viva. Per attirare l’attenzione, siamo arrivati al punto di svestirci in pubblico, ignorando il fatto che ci sono modi molto più intelligenti per farsi notare. Come, per esempio, leggere un libro. Ma chi ha tempo per i libri, quando si può sfoggiare il proprio intimo davanti a centinaia di estranei? Forse dovremmo riflettere sul significato di queste trovate. E chiederci: è davvero questa l’immagine che vogliamo proiettare al mondo? Per ora, Londra ha parlato. E lo ha fatto in mutande.

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