Campo boe a Capo Caccia: tre anni di silenzi, polemiche e ora un confronto in Commissione

Il progetto per l’installazione di un campo boe nell’Area Marina Protetta di Capo Caccia - Isola Piana è diventato il fulcro di un acceso dibattito che coinvolge amministrazione, opposizione, associazioni ambientaliste e operatori del settore nautico. Un iter iniziato tre anni fa, approvato sotto la gestione del centrodestra, modificato dalla Regione nel settembre 2024 e riscoperto dalla politica a pochi mesi dalla sua attuazione, quando ormai i margini per interventi sostanziali sembrano ridotti.

Un caso emblematico di come la gestione amministrativa e la battaglia politica si intreccino, con posizioni che si modificano a seconda delle circostanze e delle convenienze. Ma facciamo ordine: cosa è successo in questi tre anni?

Il via libera della maggioranza di centrodestra (2022-2023)

L’idea di regolamentare gli ormeggi nelle acque protette di Capo Caccia nasce sotto l’amministrazione del centrodestra. Il progetto viene:

- Inserito nel programma triennale delle opere pubbliche,

- Approvato nel bilancio dell’Azienda Speciale Parco di Porto Conte,

- Sottoposto a iter amministrativo regolare, con documentazione consegnata ai membri dell’assemblea almeno 15 giorni prima della votazione,

- Votato e approvato con il sostegno dell’intera maggioranza, compresa Fratelli d’Italia.

A quel tempo, nessuno degli attuali critici si oppose. Il progetto passò senza contestazioni.

Settembre-Ottobre 2024: la Regione modifica il piano, ma pochi intervengono

A distanza di due anni, la Regione Sardegna rivede il progetto, imponendo alcune modifiche significative:

- Taglio del numero di boe,

- Eliminazione degli ormeggi più vicini alle falesie,

- Riduzione da 10 a 5 delle boe nella Baia delle Ninfe.

Il 6 settembre 2024, la Regione ha pubblicato la documentazione aggiornata, riaprendo i termini per la presentazione di osservazioni per 30 giorni. A quel punto, il piano originale viene sensibilmente ridimensionato, rendendolo meno impattante sul traffico nautico ma anche meno efficace dal punto di vista della regolamentazione.

Questa fase segna l’unico vero momento in cui si sarebbe potuto intervenire concretamente, ma il silenzio della politica è stato assordante. Soltanto il 7 ottobre 2024, alcune associazioni ambientaliste, tra cui Italia Nostra Sardegna, Lipu e SardegnAmbiente, hanno presentato osservazioni, chiedendo una Valutazione di Incidenza Ambientale negativa, ritenendo che il campo boe potesse danneggiare gli ecosistemi della Zona Speciale di Conservazione di Capo Caccia e Punta Giglio. A fine mese, il 30 ottobre 2024, il Comune di Alghero e il Parco di Porto Conte hanno inviato una nota all’Assessorato regionale all’Ambiente, chiedendo di rinviare temporaneamente la decisione finale sullo studio di Valutazione di Incidenza Ambientale, per consentire un approfondimento del progetto da parte dell’Assemblea e del Consiglio Direttivo. La richiesta mirava a trovare un equilibrio tra la protezione della Posidonia Oceanica e le esigenze della nautica locale. Tuttavia, a quel punto l’iter burocratico era troppo avanzato e la Regione ha confermato il piano con le modifiche già apportate.

Gennaio-Febbraio 2025: le prime proteste e l’opposizione che si sveglia

A inizio 2025, con il progetto ormai in fase esecutiva, arrivano le prime critiche da parte di Assonautica e degli operatori del settore nautico, preoccupati che il numero ridotto di ormeggi possa danneggiare il turismo nautico e la ricettività della baia di Porto Conte. A quel punto interviene Alessandro Cocco (centrodestra, opposizione), che solleva dubbi sulla trasparenza del processo e sull’impatto economico per la nautica locale. Pochi giorni dopo, Michele Pais, ex presidente del Consiglio regionale e oggi consigliere comunale di opposizione, chiede l’accesso agli atti, dichiarando di voler vedere tutta la documentazione.

La risposta della maggioranza: “Ora chiedete chiarezza, ma il progetto lo avete votato voi”

L’attacco del centrodestra non rimane senza risposta. Luca Madau (PD, maggioranza) replica duramente a Pais, accusandolo di intervenire fuori tempo massimo su un progetto approvato tre anni fa sotto la sua stessa coalizione. Madau ricorda che il piano è stato elaborato e portato avanti dal CdA del Parco di Porto Conte, nominato dal centrodestra, e che all’epoca nessuno si oppose. Il consigliere democratico sottolinea che la trasparenza mancava semmai all’origine, quando il progetto fu chiuso nei documenti dell’assemblea senza un vero confronto pubblico.

20 marzo 2025: la Commissione Ambiente convocherà il Parco di Porto Conte

Dopo settimane di polemiche, il tema arriverà ufficialmente in discussione nella V Commissione Consiliare. Giovedì 20 marzo, alle ore 08:30 presso la sala riunioni “Lo Quarter”, il presidente della Commissione Ambiente, Christian Mulas, ha convocato una riunione per analizzare il progetto e ascoltare il Parco di Porto Conte, il Sindaco, le associazioni ambientaliste, i comitati e i cittadini. Sarà l’occasione per capire se ci sono ancora margini per eventuali correttivi o se la questione è ormai definitivamente chiusa.

Le domande aperte alla politica

Ora che il tema è esploso, restano alcune domande cruciali a cui la politica dovrebbe rispondere: Perché l’opposizione critica oggi un progetto che ha votato tre anni fa? Se il problema era la riduzione delle boe, perché a settembre 2024 nessuno ha presentato osservazioni? Cosa può realmente cambiare ora? Il progetto è modificabile o la politica sta semplicemente cavalcando una polemica? Il Parco di Porto Conte e il Comune di Alghero hanno fatto abbastanza per coinvolgere la cittadinanza in una discussione pubblica sul progetto? Giovedì 20 marzo si attende qualche risposta.

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