Dopo mesi di dibattiti, critiche e approfondimenti tecnici, il progetto del treno a idrogeno ad Alghero ha raggiunto un punto cruciale. La conferenza unificata decisoria del 13 marzo ha sancito l’approvazione dell’opera con il parere favorevole di tutti gli enti pubblici coinvolti, compreso il Comune di Alghero. Tuttavia, il percorso per arrivare a questo esito è stato tutt’altro che lineare. L’idea di un treno a idrogeno per collegare il centro di Alghero con l’aeroporto nasce nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’obiettivo di modernizzare le infrastrutture di trasporto regionale e ridurre le emissioni di CO2.
La prima bozza progettuale viene approvata nel luglio 2023 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con un finanziamento destinato alla realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno verde alimentato da pannelli fotovoltaici. Il piano prevede il riutilizzo del tracciato ferroviario Sassari-Alghero, con una diramazione per raggiungere l’aeroporto Riviera del Corallo. A ottobre 2024, l’assessora regionale ai Trasporti, Barbara Manca, annuncia una fase di consultazione pubblica con le comunità locali. Tuttavia, il processo viene presto contestato da diversi comitati di borgata, che lamentano una scarsa trasparenza e una gestione del progetto imposta dall’alto. A novembre 2024, la Conferenza di Servizi istruttoria individua criticità tecniche e ambientali, costringendo ARST a richiedere una proroga di 180 giorni per integrare la documentazione necessaria. La Direzione Generale dell’Ambiente della Regione Sardegna fissa il termine al 10 luglio 2025: in caso di mancata consegna nei tempi stabiliti, il procedimento verrà archiviato.
Nel dicembre 2024, il Consiglio Comunale di Alghero istituisce una Commissione Speciale con il compito di analizzare il progetto e raccogliere le osservazioni del territorio. Il 12 dicembre viene ufficializzata la sua costituzione, ma la decisione non placa le polemiche. Dall’inizio, il progetto incontra una forte opposizione. Diversi comitati di borgata e associazioni locali denunciano l’impatto negativo sul paesaggio e sulle attività agricole. Propongono soluzioni alternative, come una metrotranvia, ma le loro richieste non trovano accoglimento. Il dibattito si fa acceso anche in Consiglio Comunale. La Lega, attraverso il consigliere Michele Pais, accusa la maggioranza di centrosinistra di ambiguità e ritardi. Dall’altra parte, il Partito Democratico rivendica la proroga ottenuta come una vittoria, sostenendo che il progetto necessiti di modifiche e di un maggiore coinvolgimento della cittadinanza. Il 16 marzo, i comitati contrari al progetto diffondono una nota in cui criticano l’assenza di un reale coinvolgimento della popolazione, mettendo in discussione l’effettiva utilità della Commissione Speciale, che a loro avviso avrebbe solo una funzione di facciata. A questa dinamica si aggiunge una chiara dimensione politica: i comitati rappresentano un’area elettorale ben definita, che ha visto nella battaglia contro il treno un punto di riferimento. Chi politicamente ha dato loro speranza ora si trova nella difficile posizione di dover giustificare un esito che in molti, dietro le dichiarazioni ufficiali, sapevano essere inevitabile.
Il fatto che il Comune, a Commissione Speciale ormai svolta, non abbia ancora diffuso una nota ufficiale lascia intendere possibili frizioni politiche interne. Se alcuni esponenti hanno alimentato aspettative nei confronti dei comitati, ora è complicato spiegare loro che, giunti a questa fase avanzata, il progetto non è più arrestabile. La delusione degli elettori contrari all’opera potrebbe trasformarsi in un’ondata di sfiducia verso i propri rappresentanti, e il rischio è che la responsabilità venga scaricata su altri attori istituzionali: la Regione, l’ARST o il presidente della Commissione Speciale, Moro. Un gioco politico che lascia i cittadini con poche certezze e molte domande.
Il 13 marzo 2025, la conferenza unificata decisoria chiude la fase di discussione con un parere favorevole al progetto. Anche il Comune di Alghero esprime un voto positivo, sciogliendo i dubbi sulla posizione dell’amministrazione. Il 17 marzo, la Commissione Speciale convoca un’audizione dell’ingegnere Paolo Zedda di ARST, che conferma l’intenzione di completare il progetto esecutivo entro 30 giorni e avviare i lavori entro l’estate. Tuttavia, durante la seduta, i comitati abbandonano l’aula in segno di protesta, dichiarandosi "basiti dalla superficialità" con cui è stata condotta la discussione. Accusano l’amministrazione di non aver difeso le istanze della cittadinanza e denunciano la chiusura del confronto già stabilita dalla conferenza unificata decisoria. ARST, dal canto suo, ha ottenuto la proroga di sei mesi per integrare le osservazioni emerse nella fase istruttoria. Tuttavia, il rischio di archiviazione resta concreto: se entro il 10 luglio 2025 la documentazione non verrà consegnata e accolta, il progetto sarà definitivamente respinto.
L’opposizione al treno a idrogeno non è solo una battaglia urbanistica o ambientale, ma ha assunto una valenza politica ben definita. I comitati e i cittadini che hanno investito in questa lotta si sentono oggi traditi e la loro delusione rischia di trasformarsi in una resa dei conti nelle urne. In questo scenario, la politica locale si muove con cautela: nessuno vuole essere il bersaglio delle proteste. Il progetto del treno a idrogeno ad Alghero avanza, ma con un’incognita fondamentale: il termine del 10 luglio 2025 sarà rispettato o si andrà verso l’archiviazione? L’infrastruttura, considerata una delle più innovative per il trasporto pubblico in Sardegna, anche se criticata da altri, potrebbe migliorare la mobilità cittadina con una tecnologia sostenibile, ma le resistenze locali e le criticità ambientali continuano a pesare sul suo futuro. Nel frattempo, si attende la presentazione del progetto esecutivo e l’avvio effettivo dei lavori previsto per l’estate, salvo ulteriori colpi di scena.