Papa Clemente I (88-97) viene così ricordato nel Liber Pontificalis:
"Clemente, di nazionalità romana, originario del distretto del Celio, figlio di Faustino, occupò la sede pontificia per 9 anni, 2 mesi e 10 giorni.
Fu vescovo al tempo di Galba e Vespasiano, dal consolato di Tragalo e Italico (a.d. 68) fino all'anno in cui Vespasiano fu console per la nona volta e Tito fu console con lui (a.d. 79).
Scrisse molti libri per il suo zelo verso la fede della religione cristiana e fu riconosciuto martire.
Ha creato 7 distretti e li ha assegnati a fedeli notai della Chiesa perché facessero, ciascuno nel proprio distretto, un'indagine diligente, attenta e scrupolosa sugli atti dei loro martiri.
Ha composto due epistole che sono chiamate cattoliche.
Egli, per ordine del beato Pietro, assunse l'ufficio pontificio di governare la Chiesa, così come Pietro ricevette questa autorità dal Signore Gesù Cristo; inoltre, nella lettera che egli indirizzò a Giacomo si può apprendere in che modo la Chiesa fu affidata a lui dal beato Pietro.
Per questo motivo, Lino e Cleto sono ricordati prima di lui per il motivo che sono stati designati vescovi per il capo dell'apostolato per portare avanti il ministero sacerdotale.
Ha tenuto due ordinazioni nel mese di dicembre, 10 sacerdoti, 2 diaconi e 15 vescovi in diversi luoghi.
Fu martirizzato nel terzo anno di Traiano.
E' stato sepolto in Grecia, il 5 novembre 24. E l'episcopio è rimasto vuoto per 21 giorni."
Nacque circa l'anno 30 dell'era volgare in Roma da genitori oriundi della Palestina. Trascorse la giovinezza nella più fedele osservanza della religione paterna; ma quando l'apostolo Pietro venne in questa città a portare la parola del Vangelo, fu tra i suoi primi discepoli e ben presto si distinse fra tutti per fedeltà e integrità di costumi. Più tardi l'Apostolo lo consacrò sacerdote per averlo compagno nel sacro ministero.
La lettera da lui indirizzata ai Corinzi per ristabilire la concordia degli animi appare come uno dei più antichi documenti dell'esercizio del primato.
Lo scritto testimonia il Canone dei libri ispirati e dà preziose notizie sulla liturgia e sulla gerarchia ecclesiastica.
Accenna anche alla gloriosa morte degli apostoli Pietro e Paolo e dei protomartiri romani nella persecuzione di Nerone. La lettera, detta poi Prima Clementis, afferma dopo i testi degli Apostoli l’autorità dei vescovi sui fedeli e il primato della Chiesa di Roma sulle altre. Sarà infatti definita “Epifania (cioè manifestazione) del primato romano”.
Un documento che si diffonde in tutta la cristianità antica, e che resta valido in ogni tempo. La voce di Clemente parla "con una gravità saggia, paterna, cosciente delle proprie responsabilità, ferma nelle esigenze e al tempo stesso indulgente nei suoi rimproveri" (G. Lebreton). Ancora 70 anni dopo, a Corinto, il documento viene letto pubblicamente nelle riunioni eucaristiche domenicali, insieme alle Scritture.
La sua attività non sfuggì ai persecutori. Traiano lo voleva indurre al silenzio minacciandogli la morte: ma l'eroe non si spaventò, anzi avendo sempre presente il sublime esempio di Pietro e di Paolo, lavorava con tutto Io slancio per guadagnare anime a Cristo, per meritarsi la corona immarcescibile e la palma della vittoria.
E la minacciata condanna venne. Tratto in arresto, fu mandato ai lavori forzati nel Chersoneso.
Nelle cave di pietra trovò tanti suoi figli che per la comune causa avevano subìto la stessa condanna. Duemila e più cristiani, sotto la sferza degli aguzzini, privi di tutto, persino di un po' di acqua con cui bagnare le arse labbra e rinfrescare gli infuocati petti, soggiacevano ai più tormentosi e duri lavori. Il cuore del Padre, straziato pel dolore di tanti figli, alzò fidente la sua preghiera a Dio e un Angelo apparendogli su di un vicino colle gli indicò che colà sarebbe scaturita l'acqua. Accorsero i minatori al luogo indicato e trovarono la bevanda refrigerante.
Alla novella del prodigio avvenuto per intercessione di Clemente, numerosi pagani abbracciarono la religione cristiana che aveva un Dio tanto potente e tanto misericordioso. Ma s'indurì invece il cuore di Traiano, il quale ordinò che il venerando capo dei cristiani fosse gettato nel mare con un'ancora appesa al collo.
Non appena le acque ebbero soffocato quel corpo ormai sfinito, spinte da forza arcana, si ritirarono dalla riva e sul fondo dell'abisso apparve un prezioso monumento sepolcrale di bianchissimo marmo. Gli astanti, stupefatti, mirarono il miracoloso sarcofago, ma la loro meraviglia crebbe ancor più, quando il cadavere dell'intrepido vegliardo scivolando dal seno delle acque guidato da mano angelica, andò a giacere nella tomba marmorea.
Poco dopo le acque ritornarono a ribaciare il lido e la folla abbandonò la spiaggia; ma mentre i cristiani lodavano e ringraziavano il Signore per lo strepitoso miracolo, molti pagani si decisero ad entrare nell'ovile di Cristo.
Poco si sa degli ultimi anni di Clemente. Secondo una tradizione del IV secolo, sarebbe stato affogato con un’ancora al collo in Crimea, suo luogo d’esilio, per ordine di Nerva. Ma gli Atti relativi sono giudicati leggendari. D’ altra parte lo storico Eusebio di Cesarea e san Girolamo concordemente dicono che Clemente muore nel 101, e non parlano affatto di esilio e di martirio.
Nel IV secolo gli viene dedicata sul colle Celio a Roma una basilica, che sarà poi devastata da un incendio nel 1084.
E sui suoi resti, dopo il 1100, sorgerà la basilica nuova a tre navate, ampiamente restaurata poi nel secolo XVIII. Sotto la sua abside gli scavi ottocenteschi hanno fatto scoprire parti della basilica originale, con dipinti murali anteriori al 1084. In ogni tempo la Chiesa continua a venerarlo, col nome di Clemente Romano.
La Chiesa cattolica celebra la sua memoria liturgica il 23 novembre, giorno della tumulazione a Roma. Le Chiese ortodosse e le Chiese cattoliche orientali di rito bizantino, invece, lo ricordano il 24 novembre.
Il suo corpo, all'epoca di papa Adriano II, fu traslato a Roma dai Santi Cirillo e Metodio e sepolto nella Basilica di San Clemente al Laterano, che già prima era stata edificata sotto il suo nome.