Abiti tradizionali femminili della Sardegna: Osilo

  All’interno del copioso materiale scritto, audio, video, fotografico, di natura demoetnoantropologica che ho acquisito in due decenni di viaggi e ricerche sul campo in Sardegna, un posto rilevante è occupato dall’abito tradizionale; e per i lettori della Gazzetta Sarda pubblico alcune schede con immagini descrittive tratte dal mio libro “Il Volto della Bellezza: donne in abito tradizionale sardo”. La porzione informativo-culturale che ho raccolto, e non ho concluso di farlo, sugli abiti tradizionali della Sardegna, ricopre l’ambito femminile e maschile, non tralasciando quelle tematiche strettamente legate al meraviglioso mondo del vestiario sardo: lingua sarda, gioielli, pani, strumenti musicali, pratiche sociali e religiose, documentazione orale e scritta; non di meno sono stati importanti gli interessantissimi lavori di altri studiosi e viaggiatori del passato e del presente, che mi hanno offerto una preziosa forma di confronto tra le loro conoscenze e le mie. 

  La sesta immagine della mia rubrica, è questa ragazza di Osilo, dolcemente avvolta in un complesso, unico, e meraviglioso copricapo: il suo sicuro sguardo indica quale orgoglio sia vestire l’abito tradizionale; quasi fosse un dipinto del ‘700, l’eco di un passato che non soccombe alla modernità, è ciò che vuole mostrare questa immagine. L’inconfondibile manticello, o manto di gala osilese, viene chiamato “capitta”, ed è composto di un velluto di seta ricamata con motivi simbolici floreali, che dal capo ricade sulle spalle e sulle braccia. Il bellissimo velo quadrangolare bianco di tulle, detto “su ‘elu”, viene drappeggiato ad arte dalla testa attorno al collo, ricoprendo anche il petto e le spalle; i simboli decorativi floreali del velo sono raffinati e di grande impatto visivo. Il corpetto rigido, chiamato “imbustu” è di raso bianco ricamato con filato d’oro, e tendenzialmente retto da una struttura interna di stecche di palma; quest’ultima caratteristica la ritroviamo anche in altre località del nord Sardegna. Il capospalla indossato dalla ragazza è detto “groppittu”, e si tratta di un indumento di velluto rosso dalle maniche chiuse con bottoni in filigrana d’argento o d’oro. La prossima settimana, sarà la volta di Oliena.

Cultura

Trastevere legge: la letteratura incontra il cuore di Roma con Nemapress Edizioni
  Nel fitto intreccio di vicoli e storia che è Trastevere, la letteratura torna protagonista con "Trastevere legge", il ciclo di incontri-aperitivo con gli autori della Nemapress Edizioni. Un'iniziativa che si rinnova e si radica sempre più nel tessuto culturale della Capitale, trasformando un momento di convivialità in un’occasione di scopert...

I Papi, storie e segreti: 20 Papa Fabiano (236-250)
  Guidò la Chiesa di Roma dal 236 al 250, promosse l'organizzazione ecclesiastica e l'assistenza ai poveri, suddividendo Roma in sette diaconie. Durante il suo papato, il vescovo di Roma acquisì grande prestigio, ma suscitò l'attenzione dell'imperatore Decio. Fabiano, inizialmente un laico, succedette a papa Antero e godette di tempi relativam...

Rivelare: quando il velo cade e la verità si fa luce
Vedere è stato il primo passo: l'attimo in cui il mondo si è offerto agli occhi. Poi è venuta l'ammirazione, lo sguardo che si è fatto attento, capace di riconoscere la bellezza e il valore di ciò che si manifesta. La contemplazione è stata il passo successivo, il soffermarsi sulla profondità delle cose, il lasciarsi avvolgere dalla loro essenza...

Abiti tradizionali femminili della Sardegna: Ittiri
  All’interno del copioso materiale scritto, audio, video, fotografico, di natura demoetnoantropologica che ho acquisito in due decenni di viaggi e ricerche sul campo in Sardegna, un posto rilevante è occupato dall’abito tradizionale; e per i lettori della Gazzetta Sarda pubblico alcune schede con immagini descrittive tratte dal mio libro “Il ...

Il mistero del tempo pasquale: Come calcolare la data esatta?
Se esiste una festa che sfugge all’apparente linearità del calendario, è senza dubbio la Pasqua. Essa si colloca in un alveo temporale mobile, quasi fosse un astro errante, ma in realtà risponde a una regola antica che intreccia scienza e fede, cielo e terra, storia ...