La Sardegna registra il calo più drastico di medici di famiglia in tutta Italia. Secondo l’analisi della Fondazione Gimbe, tra il 2019 e il 2023 il numero dei medici di base nell’Isola si è ridotto del 39%, un dato ben superiore alla media nazionale del 12,7%. Una situazione allarmante che si ripercuote sulla qualità dell’assistenza sanitaria territoriale.
Il sovraccarico sugli ambulatori è evidente: il 60,6% dei medici di famiglia sardi supera il massimale di 1.500 assistiti, una percentuale nettamente più alta rispetto alla media italiana del 51,7%. Il numero medio di pazienti per medico, al 1° gennaio 2024, è di 1.391, poco sopra la media nazionale di 1.374, ma comunque superiore al rapporto ottimale di 1 medico ogni 1.200 assistiti. Secondo la stima Gimbe, in Sardegna mancano all’appello almeno 150 medici di base.
Il calo dei medici di famiglia si somma alle difficoltà strutturali della sanità regionale. La carenza di personale porta a liste d’attesa più lunghe, maggiori difficoltà per i pazienti a ricevere cure tempestive e un sovraccarico dei pronto soccorso. Il problema, inoltre, non sembra destinato a risolversi nel breve termine: nel 2024 i partecipanti al concorso nazionale per il Corso di formazione specifica in Medicina generale sono stati inferiori ai posti disponibili, con un -28% rispetto alle borse finanziate. Anche qui, il dato è peggiore rispetto alla media italiana del -15%.
La Sardegna si trova di fronte a una crisi sanitaria che rischia di compromettere l’accesso alle cure primarie per migliaia di cittadini. Senza un piano di intervento immediato per incentivare l’ingresso di nuovi medici e migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti già in servizio, la situazione è destinata a peggiorare. La sfida ora è trovare soluzioni concrete per colmare il vuoto lasciato da chi va in pensione e rendere più attrattiva la professione medica in un territorio dove la carenza di personale rischia di diventare cronica.