Un disegno di legge che non risolve i problemi della sanità sarda, una maggioranza regionale incapace di trovare compattezza su una riforma tanto attesa e un ospedale, il Marino, che rischia di pagare le conseguenze di un trasferimento di gestione privo di garanzie. Il presidente della Commissione consiliare alla Sanità di Alghero, Christian Mulas, non usa giri di parole per bocciare il testo in discussione in Consiglio regionale, sottolineando che «più che una vera riforma, si tratta di una semplice correzione di normative sopravvenute».
«La vera riforma, quella prevista dalla legge 24/2020, è ancora lontana» afferma Mulas, rimarcando come l’attuale testo non affronti le criticità strutturali della sanità isolana, ma si limiti a interventi parziali. L’accusa è diretta: «L’obiettivo della maggioranza regionale non sembra essere quello di risolvere le gravi criticità del nostro sistema sanitario, ma piuttosto di cavalcare una visione superficiale delle problematiche». Un’analisi che trova conferma nei fatti: il disegno di legge ha già registrato tre bocciature e, nell’ultima seduta del Consiglio regionale, la maggioranza non è riuscita neppure a garantire il numero legale. «Un segno evidente – prosegue Mulas – che il provvedimento non gode di un consenso ampio e condiviso, nemmeno all’interno della stessa maggioranza».
Ma il fronte del dissenso non si limita alla politica. «Numerosi appelli alla riflessione ci giungono da parte di medici, sindacati e altri attori coinvolti», riferisce Mulas, mettendo in evidenza la bocciatura netta arrivata dall’Ordine dei Medici e dai sindacati. «Questo disegno di legge non riconosce pienamente le difficoltà che i territori devono affrontare e non offre alcuna garanzia concreta per il futuro del nostro sistema sanitario». La preoccupazione si allarga poi a un aspetto specifico della riforma, quello del passaggio dell’Ospedale Marino, oggi sotto la gestione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU), all’ASL. «Un atto che, per quanto previsto, non offre alcuna certezza sulla continuità assistenziale, creando allarme tra i professionisti del settore e tra i cittadini, che potrebbero subire le conseguenze di questo cambiamento».
La conclusione è un richiamo all’unità, ma anche una critica implicita alla gestione della sanità come terreno di scontro politico: «È fondamentale che ogni decisione venga presa con attenzione, tenendo conto delle necessità dei pazienti e della qualità delle cure erogate. La sanità non deve diventare un’arena di battaglia tra schieramenti, ma un ambito di collaborazione tra tutte le forze politiche». Un appello che suona come un monito, mentre il dibattito sulla sanità in Sardegna continua ad alimentare tensioni e incertezze.