Papa Caio, ventottesimo vescovo di Roma, guidò la Chiesa cattolica in un periodo cruciale di transizione tra la relativa pace del III secolo e le imminenti persecuzioni dioclezianee. Originario della Dalmazia, il suo pontificato (17 dicembre 283 – 22 aprile 296) coincise con una fase di consolidamento istituzionale della comunità cristiana, caratterizzata da riforme liturgiche e organizzative. La sua vicinanza all’imperatore Diocleziano, di cui era presumibilmente parente, gli permise di navigare in un contesto politico complesso, garantendo stabilità alla Chiesa prima della crisi del 303 d.C. Questo rapporto approfondisce la sua biografia, le innovazioni ecclesiastiche, il contesto storico e la successiva venerazione, integrando fonti antiche e studi moderni per delineare un ritratto completo del suo ruolo nella storia del cristianesimo primitivo.
Secondo il Liber Pontificalis:«CAIO [17.12.282–22.4.295], nato in Dalmazia, della famiglia dell'imperatore Diocleziano, figlio di Caio, tenne la sede [episcopale] per 11 anni, 4 mesi e 12 giorni.
Fu vescovo al tempo di Carino, dal 17 dicembre, sotto il secondo consolato di Caro e quello di Carino [283], fino al 22 aprile, sotto il IV [VI] consolato di Diocleziano e il II di Costanzo [296].
Decretò che l'avanzamento attraverso gli ordini nella Chiesa dovesse avvenire come segue: chiunque fosse meritevole di diventare vescovo doveva prima essere ostiario, lettore, esorcista, accolito, suddiacono, diacono, presbitero, e solo allora essere ordinato vescovo.
Divise le regioni [diaconie] tra i diaconi. Fuggendo la persecuzione di Diocleziano, visse nelle cripte e fu coronato dal martirio 8 anni dopo.
Compì quattro ordinazioni nel mese di dicembre, [ordinando] 25 presbiteri, 8 diaconi; [e] 5 vescovi per diverse sedi. Dopo 11 anni fu coronato dal martirio, insieme a suo fratello Gabinio, il presbitero, a causa della figlia di Gabinio, di nome Susanna. Fu sepolto nel cimitero di Callisto sulla Via Appia il 22 aprile. La sede episcopale rimase vacante per 11 giorni.»
Papa Caio nacque nell’antica città di Salona, oggi parte della moderna Spalato in Croazia, da una famiglia di origine romana inserita negli ambienti aristocratici dell’Illirico. Secondo il Liber Pontificalis, la sua famiglia vantava una parentela con l’imperatore Diocleziano, dettaglio che, se confermato, spiegherebbe sia la sua ascesa politica sia la tolleranza iniziale verso i cristiani durante il suo pontificato. Questa connessione dinastica è stata oggetto di dibattito storiografico: mentre fonti agiografiche come la Passio Susannae insistono sul legame con la corte imperiale, studiosi moderni come Adolf von Harnack ne mettono in dubbio l’attendibilità, sottolineando l’assenza di riscontri epigrafici diretti.
Caio succedette a Papa Eutichiano l’8 o il 17 dicembre 283, in un periodo in cui la comunità cristiana di Roma stava ridefinendo la propria struttura gerarchica. Il Catalogo Liberiano, fonte fondamentale per la cronologia dei papi antichi, attribuisce al suo pontificato una durata di dodici anni, quattro mesi e sette giorni, confermata dalla menzione nel Depositio Episcoporum del IV secolo. Eusebio di Cesarea, nella sua Storia Ecclesiastica, commette un errore stimando quindici anni di regno, probabilmente confondendo le date di inizio e fine del mandato.
L’elezione avvenne in un clima di relativa calma, favorito dalla politica conciliante dell’imperatore Caro e dei suoi figli Carino e Numeriano, sotto i quali le persecuzioni anticristiane si attenuarono temporaneamente. Questo permise a Caio di concentrarsi sulla riorganizzazione interna della Chiesa, anziché sulla difesa della comunità da minacce esterne.
La tradizione lo indica anche come zio di Santa Susanna, figura venerata a Roma, sebbene le incongruenze cronologiche tra le date del suo martirio e il pontificato di Caio sollevino perplessità. Tale relazione potrebbe essere un’elaborazione successiva finalizzata a legittimare il culto della santa attraverso l’associazione con un pontefice influente.
Uno dei contributi più significativi di Papa Caio fu la definizione di un percorso gerarchico obbligatorio per l’accesso all’episcopato. Come riportato nel Liber Pontificalis, stabilì che un candidato alla carica di vescovo dovesse aver ricoperto tutti i gradi precedenti: ostiario, lettore, esorcista, accolito, suddiacono, diacono e presbitero. Questa norma, ispirata al principio di gradualità già presente nella Tradizione Apostolica di Ippolito, mirava a garantire una formazione completa e una progressione meritocratica, contrastando fenomeni di simonia o nomine precipitose.
Inoltre, Caio riorganizzò la distribuzione territoriale dei diaconi, assegnando a ciascuno una specifica regio della città di Roma. Tale suddivisione, anticipatrice delle future parrocchie, facilitò la gestione delle opere caritative e l’amministrazione dei sacramenti, consolidando il ruolo dei diaconi come intermediari tra il vescovo e i fedeli.
La presunta parentela con Diocleziano, salito al potere nel 284, ebbe ripercussioni ambivalenti. Da un lato, permise alla Chiesa di godere di un periodo di tolleranza, durante il quale fu autorizzata la costruzione di nuovi edifici di culto e l’ampliamento dei cimiteri cristiani. D’altro canto, l’ascesa di Caio coincise con l’inizio della tetrarchia, sistema che avrebbe poi portato alla persecuzione sistematica dei cristiani sotto Massimiano e Galerio.
Fonti come la Passio Susannae descrivono Caio come attivo nell’evangelizzazione dell’aristocrazia romana, convertendo figure come il senatore Claudio e sua moglie Prepedigna. Tuttavia, l’assenza di menzioni nelle opere di autori contemporanei (Lattanzio, Eusebio) suggerisce che il suo operato sia stato meno incisivo di quanto tramandato dall’agiografia successiva.
Papa Caio morì il 22 aprile 296, secondo il Depositio Episcoporum, e fu sepolto nelle Catacombe di San Callisto, accanto ai suoi predecessori. L’epitaffio originale, scoperto da Giovanni Battista De Rossi nel XIX secolo, non menziona alcun martirio, confermando che la sua morte avvenne per cause naturali. Ciò è coerente con il contesto storico: le grandi persecuzioni dioclezianee iniziarono nel 303, sette anni dopo la sua scomparsa.
Nonostante ciò, il Liber Pontificalis tardo (VII secolo) gli attribuisce un martirio legato al rifiuto di far sposare la cugina Susanna con Massimiano, figlio adottivo di Diocleziano. Questa versione, priva di riscontri archeologici o documentali, riflette probabilmente un tentativo di assimilare Caio alla schiera dei pontefici martiri, categoria che godeva di particolare prestigio nella devozione popolare.
Le spoglie di Caio rimasero nelle Catacombe di San Callisto fino al 1631, quando Papa Urbano VIII le fece trasferire nella chiesa di San Caio a Roma, da lui fatta costruire sull’antico titulus Caii. Con la demolizione di quest’edificio nel 1880, i resti furono spostati nella cappella Barberini, dove riposano tuttora.
Il culto di San Caio si diffuse particolarmente in Dalmazia e a Venezia, regioni legate alla sua origine. Nella liturgia cattolica, la sua memoria ricorre il 22 aprile, mentre le Chiese ortodosse lo commemorano il 18 dicembre. L’iconografia lo ritrae spesso con la tiara papale e in compagnia di San Nereo, simbolo della sua presunta attività missionaria.
Nella Chiesa cattolica la sua memoria liturgica ricorre il 22 aprile; nella Chiesa greca, invece, il 18 dicembre.
Dal Martirologio Romano (ed. 2001): «22 aprile - A Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia, deposizione di san Caio, papa, che, fuggito dalla persecuzione dell'imperatore Diocleziano, morì confessore della fede.»
Nell'iconografia ufficiale, san Caio viene ritratto mentre indossa la tiara, in compagnia di san Nereo. Viene venerato in Dalmazia ed a Venezia.