Dopo una Parigi-Roubaix femminile emozionante, in cui la padrona di casa Pauline
Ferrand-Prévot ha trionfato davanti all’italiana Letizia Borghesi e all’olandese Lorena
Wiebes, con una straordinaria prestazione di squadra da parte delle italiane – Maria Giulia
Confalonieri sesta, Elisa Balsamo nona e Chiara Consonni decima – è il momento dei
professionisti. La gara maschile, lunga 259,2 km con un dislivello di 1275 metri e una
pendenza massima del 5%, promette spettacolo. Tra i protagonisti attesi, anche Tadej
Pogacar.
Alle 11:10 scatta la partenza, ma solo alle 11:26, dopo 16 minuti di trasferimento, si entra
nel vivo. A -236,1 km dal traguardo, nove corridori si avvantaggiano leggermente: Heiduk,
Lazkano, Hoelgaard, Rutsch, Walker, Pickrell, De Buyst, Townsend e Stockman. Il gruppo
lascia fare, ma resta lì: 15 secondi dietro, pronto a chiudere. Il vento laterale soffia e
minaccia ventagli. Il nervosismo sale, ogni tentativo di fuga viene annullato.
Alle 12:52, quando mancano 184 km, una caduta scuote il gruppo: Manlio Moro e Michele
Gazzoli finiscono a terra. Moro, dolorante alla spalla, si ritirerà pochi minuti dopo. Intanto
Jonathan Milan è costretto a fermarsi per un problema meccanico. A -172 km si assiste a
una nuova caduta: van Aert, Mohoric e Strand Hagenes coinvolti. Poco dopo tocca anche
a Miles Scotson e un corridore della Lotto. Una vera ecatombe.
La Movistar perde un altro uomo: Albert Torres si ritira a causa della caduta. A -161 km
nuova caduta: Stuyven, Philipsen, Pithie e ancora Gazzoli, alla seconda capitolazione di
giornata. Il gruppo, nervoso e compatto, entra nel primo settore di pavé guidato dalla
INEOS. Ganna è davanti, ma la sfortuna lo colpisce: fora e deve cambiare bici. A -158 km
Van Aert rientra dopo essere rimasto attardato. Swift cede la sua bici a Ganna, poi i due si
scambieranno nuovamente le rispettive bici in corsa.
Alle 13:28 Pickrell, già caduto, si ritira. Ganna sta inseguendo con determinazione: a -
152,5 km ha oltre 3 minuti dagli attaccanti, ma riesce a riagganciare Philipsen. Il gruppo
principale, tirato dalla Lidl-Trek, comincia a ridurre il distacco dalla fuga. Il margine cala a
1’46” a -145 km. Affini fora a -136,9, Turgis tenta un allungo ma si rialza. Ganna, sempre
più in rimonta, è ormai a pochi secondi dal gruppo.
Altra caduta a -126 km: Alec Segaert e Niklas Behrens finiscono a terra, con il belga alla
sua seconda caduta. Problemi meccanici anche per Davide Ballerini. A -121 km inizia a
piovere leggermente: il pavé bagnato aggiunge ulteriore insidia. A -117 km il gruppo ha
solo 1’09” di ritardo dalla testa, e il margine continua a calare.
A -115,8 km Simmons cade per distrazione ma si rialza subito. A seguire, una serie di
sfortune: fora Démare, poi Turgis, poi Scotson che finisce contro uno spartitraffico. A -103
km lo scatto di Pogacar incendia la corsa. Van der Poel lo segue immediatamente. Il
gruppo si spezza: davanti restano i big, mentre Ganna fatica a tenere il ritmo. La fuga è
ormai prossima all’aggancio, con soli 21” di vantaggio.
A -95,1 km si entra nella famigerata Foresta di Arenberg. Le pietre infami scuotono la
corsa. All’uscita, i migliori si contendono ogni posizione: Pogacar, Van der Poel, Pedersen,
Philipsen, Vermeersch, Brennan, Ganna, Tarling, Lazkano, van Dijke, Bissegger,
Hoelgaard, Teunissen, Rutsch, Townsend e Stockman. Il gruppo è ormai polverizzato.
A -87,2 km parte Van der Poel, risponde Pogacar. Pedersen si accoda, poi Bissegger e
Philipsen. Il ritmo è indiavolato. A -84,6 km i cinque hanno già 30” sugli altri. Ma a -70,7
km Pedersen fora: un colpo durissimo, viene distaccato. Bissegger perde contatto. Davanti
restano solo in tre: Van der Poel, Pogacar e Philipsen.
A -45,8 km scatti e controscatti tra i due fuoriclasse. Philipsen sembra in difficoltà e si
stacca. Pogacar sbaglia curva nel settore di pavé e cade rovinosamente a -38,1 km. Si
rialza, qualche abrasione, ma nulla di grave. Van der Poel approfitta dell’incidente e
prende subito 20”.
Pogacar tenta il rientro, riduce il gap a 15”, ma perde nuovamente terreno. A -20,8 km
cambia bici. Il distacco si allunga: 46”, poi 1’04” a 16,9 km. Van der Poel sembra volare.
Anche lui cambia bici a -15,6 km, ma senza perdere vantaggio. Il margine resta stabile.
Gli ultimi chilometri sono una lunga passerella per Mathieu van der Poel. Il pavé sembra
non scalfirlo più. Concentrato, regolare, quasi in trance. Pogacar dietro non molla, ma il
margine è ormai incolmabile. Lo sloveno paga una buca nascosta nell’erba, fatale per i
suoi sogni di gloria.
Alle sue spalle si scatena la bagarre per il podio. In volata, Mads Pedersen riesce a
strappare la terza posizione davanti a un comunque combattivo Wout van Aert. Un finale
degno di una classica leggenda.
Mathieu van der Poel vince così la sua terza Parigi-Roubaix con una prova magistrale,
fatta di potenza, tattica e nervi saldi. Dietro, Tadej Pogacar si consola con un secondo
posto amaro, segnato da errori e sfortuna. Ma la battaglia tra questi giganti è solo all’inizio
della stagione.
Miglior italiano in classifica Filippo Ganna che conclude 13°, anche lui vittima di una
foratura.