Il 12 novembre segna ogni anno un momento di riflessione e ricordo per l’Italia, commemorando i militari e i civili caduti nell’attentato di Nassiriya, uno degli episodi più dolorosi per le nostre forze armate in missione all'estero. Era il 2003 quando un camion imbottito di esplosivo si lanciò contro la base italiana Maestrale, sede dei carabinieri impegnati nella missione di stabilizzazione in Iraq. L’attentato causò 28 morti, di cui 19 italiani: 12 carabinieri, 5 militari dell'esercito e 2 civili. L’attacco non solo scosse le istituzioni e l'opinione pubblica italiana, ma rappresentò un punto di svolta nella percezione della presenza militare italiana all'estero, suscitando interrogativi su costi e benefici di tali missioni.
La missione "Antica Babilonia" era stata avviata dopo la caduta del regime di Saddam Hussein per contribuire alla stabilizzazione dell’Iraq, un paese devastato da anni di dittatura e poi da una guerra che aveva aperto un complesso vuoto di potere. I militari italiani erano stati incaricati di fornire assistenza umanitaria, garantire sicurezza e addestrare le forze locali, operando in un clima sempre più ostile, segnato da attacchi crescenti.
Quel 12 novembre del 2003 Nassiriya si trasformò però in un inferno: alle 10:40 del mattino, il camion bomba squarciò la base, radendo al suolo parte dell'edificio e lasciando dietro di sé una scia di fumo e macerie.
L'Italia si fermò, attonita. I volti di quei militari e civili, figli, padri e mariti, apparvero sui giornali e nei telegiornali, imprimendo un ricordo che ancora oggi resta vivido nella memoria collettiva. Le commemorazioni di Nassiriya non sono solo un omaggio ai caduti, ma anche un richiamo alla complessità e ai rischi delle operazioni di pace all'estero. La vicenda riaccese il dibattito politico e culturale, portando alla luce le sfide della nostra partecipazione a missioni internazionali, i cui obiettivi di pace e ricostruzione convivono con la cruda realtà della guerra e del terrorismo.
A distanza di anni, il sacrificio di Nassiriya continua a rappresentare un monito per l'Italia e per chi si impegna, spesso in silenzio, in territori lontani e ostili. La memoria dei caduti non è solo un tributo al loro valore e alla loro dedizione, ma anche un richiamo all’importanza di un dialogo costante sui valori e gli obiettivi che guidano l'Italia nelle missioni di pace.