Succede che nello stesso giorno in cui si annuncia un futuro di rinascita per Sant’Elia, le forze dell’ordine entrino in quartiere per setacciare palmo a palmo strade, case, auto e persone. Succede che mentre al Lazzaretto, centro culturale simbolico e già riqualificato, le autorità parlano di parchi, spiagge e lungomari, a poche centinaia di metri si contano perquisizioni, sequestri e controlli a tappeto.
È il 21 marzo 2025, e Cagliari mostra, nello stesso istante, la sua doppia faccia. Al mattino, alle 10:30, si presenta il progetto da 35 milioni per cambiare volto a Sant’Elia: una grande operazione urbana che punta a ricucire il quartiere con il resto della città, migliorare i sottoservizi, creare nuovi spazi pubblici e ristrutturare l’edilizia popolare. Alla conferenza, il sindaco Massimo Zedda parla di “un cambio di prospettiva”, della necessità di “valorizzare ciò che già esiste”, di mettere fine all’isolamento del quartiere. Insieme a lui, la presidente della Regione Alessandra Todde, gli assessori regionali e comunali, i tecnici, i giornalisti. L’aria è quella delle grandi occasioni.
Poi, nel pomeriggio, la scena si sposta. E cambia tono. Dalle 18:53, quando l’ANSA batte la notizia, si apprende del bilancio di un’operazione straordinaria "ad alto impatto" coordinata dalla Prefettura: 487 persone identificate, 363 veicoli controllati, 11 sequestri, numerose dosi di droga recuperate, perquisizioni domiciliari e sanzioni amministrative a dieci esercizi commerciali. Impegnati un centinaio di agenti tra polizia di Stato, carabinieri, Guardia di finanza e polizia locale. Il prefetto Giuseppe Castaldo esprime “vivo apprezzamento per il prezioso lavoro svolto a tutela della legalità”.
L’operazione è la seconda di una serie, dopo quella della scorsa settimana attorno alla stazione ferroviaria e al quartiere Marina. Entrambe le azioni rispondono a una direttiva ministeriale che punta a rafforzare la presenza dello Stato nelle aree più vulnerabili delle città. Aree dove il confine tra legalità e degrado è diventato troppo sottile.
Così Sant’Elia si ritrova al centro di due narrazioni. Una ufficiale, proiettata al futuro, fatta di progetti, milioni e visioni urbane. L’altra, altrettanto reale, che racconta di un quartiere ancora attraversato da sacche di illegalità, di economie sommerse, di una quotidianità difficile da cancellare con una planimetria.
Che l’operazione delle forze dell’ordine sia avvenuta proprio oggi — proprio nel giorno della grande presentazione al Lazzaretto — appare quanto meno singolare. Una coincidenza? O forse un messaggio implicito: il futuro non si costruisce solo con i rendering e le promesse, ma anche riportando ordine dove oggi regna il sospetto, l’abbandono, l’insicurezza.
Forse Sant’Elia, più di altri quartieri, ha bisogno di entrambi i livelli d’intervento. Quello visibile, politico, che punta a restituire bellezza e dignità agli spazi urbani. E quello operativo, silenzioso, che mira a ristabilire le regole fondamentali della convivenza. Il primo è stato messo in scena tra microfoni e telecamere. Il secondo, sul selciato. Nello stesso giorno. Nello stesso quartiere.