Massimiliano Mulas, il 45enne di origini sarde accusato della violenza sessuale su una bambina di 11 anni a Mestre, è rimasto in silenzio durante l’interrogatorio di garanzia tenutosi oggi davanti al gip del Tribunale di Venezia, Alberto Scaramuzza. L’uomo, che non ha risposto alle domande né rilasciato dichiarazioni spontanee, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il giudice, accogliendo la richiesta della pm Anna Andreatta, ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, in regime di isolamento e sotto stretta sorveglianza.
Il difensore di Mulas, l’avvocato cagliaritano Ignazio Ballai, ha commentato: «Il caso presenta profili complessi. Stiamo valutando se richiedere un nuovo interrogatorio, ma prima è indispensabile analizzare gli atti». L’arresto è avvenuto poche ore dopo l’aggressione, avvenuta giovedì 10 aprile nell’androne di un palazzo a Mestre, grazie al marsupio dimenticato dall’uomo nell’appartamento della vittima, contenente i suoi documenti.
Le indagini hanno portato alla luce il lungo curriculum criminale di Mulas, nato in Germania da padre sardo e madre siciliana. Già condannato in passato per violenze sessuali e rapine in Veneto, Piemonte e Umbria, l’uomo ha scontato diverse pene detentive. Nel 2006, in Veneto, era stato condannato a otto anni per aver aggredito due studentesse nel Padovano; in precedenza, aveva scontato quattro anni e mezzo per un episodio simile in Trentino. Un ulteriore caso gli è stato contestato a Perugia alcuni anni fa.
Un elemento inedito emerge ora dal periodo trascorso da Mulas a Tempio Pausania, in Sardegna, dove ha scontato una pena residua agli arresti domiciliari presso l’abitazione della madre. Secondo indiscrezioni, durante quel soggiorno, monitorato dai carabinieri locali, l’uomo sarebbe stato denunciato per gravi reati ai danni di una donna con problemi di salute, dalla quale avrebbe anche sottratto denaro. La vicenda, ancora al vaglio dei giudici di Tempio, si aggiunge alla serie di fascicoli aperti a suo carico in varie procure italiane.
La Procura di Venezia continua a lavorare per ricostruire i movimenti di Mulas nei giorni precedenti l’aggressione, non escludendo che la vittima possa essere stata seguita per un periodo prolungato. Intanto, la bambina, assistita da un’équipe psicologica, è al centro dell’attenzione delle autorità sanitarie e sociali. La convalida del carcere segna un primo passo nell’iter giudiziario, mentre il quadro accusatorio si arricchisce di dettagli sempre più inquietanti sul passato dell’indagato.