Un mix di arroganza e superficialità. Così definiscono il ritiro dei decreti di nomina dei commissari dei parchi nazionali in Sardegna i parlamentari del Pd Silvio Lai e Marco Simiani, capogruppo in commissione ambiente. Una vicenda che, secondo loro, mette in evidenza “lo scontro interno alla destra” e la gestione approssimativa delle istituzioni.
“La Regione ha risposto con schiena diritta,” sottolineano, ribadendo che il tentativo di nominare commissari senza un’intesa con la Sardegna è stato bloccato anche grazie all’esistenza di numerose sentenze che confermano l’obbligo di condivisione delle decisioni tra Governo e Regione. “Non si può ignorare il principio di collaborazione istituzionale,” avvertono i due parlamentari.
La questione non è solo formale. Lai e Simiani mettono in evidenza che alla guida dei parchi dovrebbero esserci presidenti, non commissari. Dopo due anni e mezzo di governo, la mancata nomina di figure stabili e competenti non è più giustificabile. “I commissari non sono una soluzione permanente. È tempo di nominare figure competenti, in grado di rappresentare ciò che i parchi nazionali devono essere: un biglietto da visita per il territorio.”
Per il Pd, il problema va oltre le nomine. “Per questa destra e per questo governo, i parchi non rappresentano un valore ambientale o strategico. Sono solo posti da spartire.” Un’accusa pesante, che punta il dito contro quella che definiscono una gestione “bulimica” delle nomine, spesso in barba alle norme vigenti.
La battaglia per la tutela dei parchi nazionali, secondo Lai e Simiani, è prima di tutto una questione di rispetto delle regole e di valorizzazione delle competenze. Senza questi due pilastri, i parchi rischiano di diventare vittime del clientelismo politico, anziché motori di tutela ambientale e sviluppo sostenibile per la Sardegna.