Ennesimo episodio di violenza all’interno delle carceri sarde. Nel penitenziario di Uta, un detenuto straniero, in procinto di essere trasferito in un’altra struttura, ha improvvisamente aggredito il personale medico e ferito tre agenti di polizia penitenziaria. La colluttazione è stata intensa e gli agenti hanno dovuto faticare non poco per bloccarlo.
Il bilancio è pesante: uno dei poliziotti ha riportato costole fratturate e una prognosi di 21 giorni, mentre per gli altri due sono stati prescritti tre giorni di cure ospedaliere.
La reazione dei sindacati è stata immediata e decisa.
“Questi episodi non sono più casi isolati. Ogni giorno nelle carceri italiane si verificano aggressioni e tensioni, al punto da sembrare una tragica routine,” denunciano, sottolineando come la situazione sia ormai insostenibile. “La presenza di detenuti ingestibili destabilizza continuamente l’ambiente e la sicurezza del carcere. Non si può più andare avanti così.”
L’episodio di Uta non è che l’ultimo di una lunga serie che evidenzia il crescente stato di emergenza nelle strutture penitenziarie del Paese, dove il personale è spesso costretto a gestire situazioni critiche senza risorse adeguate. I sindacati chiedono ora interventi concreti, puntando il dito contro le carenze organizzative e la necessità di riforme strutturali per garantire maggiore sicurezza sia agli agenti che agli stessi detenuti.