Ci sono ferite che il tempo non guarisce. La tragedia delle Foibe e l’esodo giuliano-dalmata sono tra queste. Una storia troppo a lungo dimenticata, nascosta tra le pieghe di un silenzio colpevole, che oggi riaffiora con la forza di chi non vuole più tacere. Fertilia e Sassari, terre simbolo dell’accoglienza sarda, hanno celebrato il Giorno del Ricordo con due cerimonie organizzate dal Comitato 10 Febbraio. Non semplici commemorazioni, ma atti di memoria viva, che hanno dato voce ai morti, agli esuli, alle loro famiglie.
A Fertilia, nel cuore di un borgo che accolse centinaia di profughi giuliano-dalmati dopo la guerra, il silenzio della commemorazione ha parlato più di mille parole. In Via Martiri delle Foibe, alle 17:30, si sono ritrovati cittadini e autorità, legati da un unico filo: il dovere di ricordare. Alessio Auriemma, rappresentante del Comitato 10 Febbraio, ha aperto la cerimonia ricordando il valore della memoria della tragedia. Il Giorno del Ricordo non è un cerimoniale, è una necessità morale.
Il sacrificio di chi venne inghiottito dalle foibe e di chi dovette lasciare la propria terra non può essere relegato all’oblio.
Le parole hanno lasciato spazio alla riflessione quando il Consigliere Comunale Alessandro Cocco ha sottolineato quanto il ricordo sia fondamentale per la costruzione di una coscienza storica collettiva. La stessa consapevolezza è emersa nell’intervento del Consigliere Comunale di Sassari, Pietro Pedoni, che ha ribadito il dovere delle istituzioni di farsi custodi della memoria.
A rendere ancora più toccante la cerimonia è stato l’intervento di Pino Cardi, tra i promotori dell’iniziativa, che ha evocato il dolore delle famiglie italiane costrette all’esodo e la loro resilienza: un popolo sradicato, ma non piegato. Fertilia, con il suo spirito solidale, ha rappresentato per molti l’unica ancora di salvezza in un mare di ostilità.
La lettura della lettera commemorativa proposta dal Comitato 10 Febbraio, recitata da Alessio Auriemma, ha chiuso la cerimonia.
A Sassari, il ricordo ha preso forma attraverso una fiaccolata carica di significato. Da Via Martiri delle Foibe fino al parco di Via Marginesu, dove è stata avanzata la proposta di intitolarlo a Norma Cossetto, una delle vittime simbolo della violenza titina. Le fiaccole illuminate hanno disegnato una scia di memoria che ha attraversato le vie della città, accompagnata dal silenzio rispettoso dei partecipanti.
Alla fiaccolata hanno preso parte la Deputata On. Barbara Polo, la Consigliera Regionale On. Francesca Masala e il Sindaco di Sassari Giuseppe Mascia, insieme a una rappresentanza di consiglieri comunali. La partecipazione trasversale ha dimostrato che la memoria delle Foibe non è questione di parte, ma patrimonio di un’intera nazione.
Luca Babudieri, del Comitato 10 Febbraio, ha ricordato la sofferenza degli esuli: uomini e donne che, oltre alla perdita della propria terra, dovettero affrontare l’ostilità di molte città italiane. Ma non in Sardegna. Qui, a Fertilia, trovarono accoglienza, umanità, fratellanza. Un esempio che oggi, più che mai, deve essere ricordato come simbolo di ciò che l’Italia dovrebbe essere.
Le commemorazioni si sono concluse tra le fiaccole ormai spente, ma con una luce che resta accesa nel cuore di chi ha partecipato. Non c’è futuro senza memoria, e ieri Fertilia e Sassari lo hanno ribadito con forza. Non si tratta solo di ricordare i morti, ma di impedire che la loro voce venga soffocata ancora una volta.