La Sardegna sta perdendo pezzi, e il tempo delle promesse è finito. "Basta chiacchiere, servono interventi di carattere tecnico e non politico", denuncia Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli, rivolgendosi direttamente ai consiglieri regionali e alla Giunta. L’appello è chiaro: la manovra finanziaria regionale 2025 deve prevedere misure concrete per le aree interne e svantaggiate, altrimenti il declino sarà irreversibile. Il problema è noto da tempo. Le zone interne dell’Isola, già penalizzate da una cronica mancanza di infrastrutture e servizi, sono sempre più spopolate. Secondo lo studio ANAP ConfArtigianato 2024, entro il 2040 la Sardegna perderà 293 mila abitanti, con un’emorragia demografica che colpirà soprattutto le zone rurali e montane. Se non si interviene subito, l’entroterra sardo rischia di trasformarsi in un deserto sociale ed economico. La soluzione proposta dal Centro Studi Agricoli è chiara: fiscalità agevolata, incentivi e servizi essenziali garantiti per chi vive e lavora nei territori marginali.
"Le aree rurali e marginali della Sardegna non possono più aspettare. Nessuno lo sa meglio del mondo agricolo, che in questi territori rappresenta fino all’80% dell’economia locale e, spesso, supplisce anche ai servizi per la comunità", spiega Piana. Ma la Regione, per ora, non sembra avere risposte adeguate. "Poco serve, come propone oggi la Regione Sardegna, elargire fino a 15 mila euro alle aziende che si insediano o trasferiscono la residenza fiscale nei comuni sotto i 3mila abitanti", accusa Piana. "Non basta un contributo una tantum: serve una strategia strutturale, che renda questi territori realmente attrattivi per chi vuole investire e restare".
Secondo Piana, la crisi dell’agricoltura nelle zone interne è ormai fuori controllo. "Siccità estrema, regole sulla PAC inapplicabili, terre civiche senza una legge chiara sulle assegnazioni a lungo termine, pascoli poveri e difficili da gestire, infrastrutture carenti come elettrificazione rurale e strade interne insufficienti, prodotti agricoli poco remunerati", elenca il presidente del Centro Studi Agricoli. "A tutto questo si sono aggiunti gli ultimi shock geopolitici ed economici mondiali, che hanno aggravato una situazione già compromessa, rendendo quasi impossibile fare impresa e incentivare le nuove generazioni a restare". Eppure, il potenziale c’è. "Le aree interne e svantaggiate della Sardegna dovrebbero diventare zone franche con una fiscalità agevolata", sostiene Piana, che propone un pacchetto di misure straordinarie:
- Riduzione della fiscalità su pensioni e buste paga per chi vive e lavora nei territori marginali.
- Tariffe agevolate su servizi essenziali come energia elettrica e gasolio agricolo.
- Potenziamento della sanità territoriale, con la Regione che si faccia carico dei costi per garantire servizi minimi nelle zone più isolate.
- Azzeramento dei costi di apertura per nuove aziende agricole, incentivando il ritorno dei giovani e il ricambio generazionale.
"Dalle zone costiere fino all’entroterra, il problema è strutturale e nel 2025 non è più accettabile che nei territori interni della Sardegna si arrivi a compromettere perfino la sussistenza", incalza Piana. La manovra finanziaria regionale in discussione è il banco di prova per la politica sarda. Il Centro Studi Agricoli chiede misure concrete per il comparto agricolo e per le attività produttive nelle aree interne. "La Regione Sardegna deve chiedere al Governo Nazionale una drastica riduzione del carico fiscale sulle aziende agricole sarde, oltre a una sanatoria dei contributi INPS per le imprese agricole delle aree interne", ribadisce Piana.
Ma non basta. "Questi interventi sono fondamentali per rimettere in piedi le zone svantaggiate della Sardegna, insieme a una redistribuzione più equa del reddito agricolo lungo la filiera, alla semplificazione burocratica dei pagamenti della PAC, riducendo i tempi tra domanda e accredito, e a una gestione più efficiente delle risorse idriche per affrontare i cambiamenti climatici". La richiesta è chiara: meno parole, più fatti. Il futuro dell’agricoltura e delle zone interne sarde dipende da scelte politiche coraggiose e immediate. Il tempo delle attese è finito.