Il progetto per l’installazione del campo boe nell’Area Marina Protetta Capo Caccia - Isola Piana continua ad alimentare il dibattito politico e sociale ad Alghero. Dopo mesi di tensioni, il consigliere comunale ed ex presidente del Consiglio regionale Michele Pais ha formalmente richiesto l’accesso a tutti gli atti relativi al progetto, chiedendo la trasmissione della documentazione completa, comprese cartografie ed elaborati grafici, in formato cartaceo e digitale. Un’iniziativa che arriva in un momento in cui la questione è riesplosa, con una frattura sempre più evidente tra chi sostiene il progetto come strumento di tutela ambientale e chi, invece, lo considera una limitazione dannosa per la nautica e il turismo locale. L’idea di regolamentare gli ormeggi nelle acque protette di Capo Caccia - Isola Piana nasce dall’Azienda Speciale Parco di Porto Conte, ente gestore dell’Area Marina Protetta. Il piano originario prevedeva l’installazione di oltre 150 boe per disciplinare il traffico nautico e ridurre l’impatto delle ancore sui fondali marini, in particolare sulle praterie di Posidonia.
Finanziato con 1,7 milioni di euro dal Ministero dell’Ambiente e dall’ISPRA, il progetto ha subito però una drastica revisione dopo le prime contestazioni. La Regione Sardegna, attraverso il Servizio di Valutazione di Incidenza Ambientale, ha imposto una riduzione del numero di boe, eliminando quelle più vicine alle falesie, i sei ormeggi per navi da diporto e limitando a cinque le boe nella Baia delle Ninfe. Nonostante questo ridimensionamento, il progetto continua a far discutere.
L’iniziativa è stata pesantemente contestata da una parte del mondo politico e da diverse associazioni ambientaliste. Italia Nostra Sardegna, Lipu e SardegnAmbiente, tra gli altri, hanno presentato osservazioni alla Regione chiedendo una Valutazione di Incidenza Ambientale negativa, ritenendo che il campo boe possa danneggiare gli ecosistemi della Zona Speciale di Conservazione di Capo Caccia e Punta Giglio. Sul fronte politico, anche esponenti del consiglio comunale di Alghero hanno sollevato dubbi sulla reale utilità del progetto. Michele Pais, in particolare, ha espresso forti perplessità, affermando che "non si capisce quale utilità possa avere questo progetto", sottolineando che la limitazione degli ormeggi potrebbe avere un impatto negativo sul settore nautico e turistico.
Le critiche si concentrano soprattutto sul numero di boe ritenuto insufficiente per la domanda reale. Secondo gli oppositori, i porti di Alghero, Fertilia, Porto Conte e Tramariglio contano complessivamente circa 3.000 posti barca, e la drastica riduzione delle possibilità di ormeggio in rada penalizzerebbe fortemente il comparto. È in questo contesto che si inserisce la richiesta formale di Michele Pais. Il consigliere comunale ha avanzato una richiesta di accesso agli atti, richiedendo "ogni atto dell'Assemblea, del CdA, del Presidente, del direttore, nessuno escluso, comprese cartografie ed elaborati grafici, inerenti il progetto di posizionamento campo boe", ai sensi dell’art. 43 del Dlgs 267/2000.
Pais ha chiesto di ricevere la documentazione con la possibilità di prenderne visione direttamente presso gli uffici competenti. Una mossa che sembra voler far luce su eventuali criticità ancora non emerse e che potrebbe aprire nuovi scenari nella gestione del progetto. La richiesta di Pais rappresenta un segnale di forte opposizione a un progetto che, nonostante le modifiche imposte dalla Regione, resta altamente divisivo. Il gruppo politico Città Viva ha persino proposto l’indizione di un referendum consultivo per coinvolgere la cittadinanza nelle decisioni, mentre la pressione delle associazioni ambientaliste continua a chiedere una revisione più radicale del piano. Ora l’attenzione si sposta sulle risposte che verranno date a Pais e sugli eventuali sviluppi in consiglio comunale. La questione del campo boe di Capo Caccia non è chiusa e potrebbe presto trasformarsi in un nuovo scontro politico, con ricadute sia sul fronte ambientale che su quello economico.