L’oroscopo, così come lo conosciamo oggi, ha radici molto antiche. Risale ai Babilonesi, circa 3000 anni fa, quando documenti come "i giorni di Anu e Enlil" riportavano già osservazioni astrologiche basate sui movimenti di Venere. In quella cultura, gli astri erano visti come strumenti per interpretare la volontà degli dèi e prevedere eventi terrestri, e l'astrologia iniziò a prendere forma come una vera e propria disciplina.
Nonostante la diffusione iniziale, ci fu anche scetticismo, un sentimento che ancora oggi persiste. Tuttavia, l'astrologia riuscì a conquistare altre civiltà, come quella greca, dove divenne ancora più raffinata. Platone e Aristotele la integrarono nella loro filosofia, e Tolomeo ne fece uno studio scientifico nel suo "Tetrabiblos", uno dei testi più influenti dell'astrologia antica.
L’arrivo del modello eliocentrico di Copernico nel XVI secolo rappresentò un duro colpo per l’astrologia. Se la Terra non era più al centro dell’universo, ma girava intorno al Sole, molti dei calcoli astrologici dovevano essere riconsiderati. Eppure, nonostante l'era della scienza moderna, l’astrologia non scomparve. Al contrario, sopravvisse e si adattò, trovando ancora oggi milioni di appassionati.
Il motivo del perdurante successo dell'astrologia si può trovare, forse, nel desiderio umano di controllare l’incertezza della vita. È qui che entra in gioco il cosiddetto “effetto Forer”, dal nome dello psicologo Bertram Forer, che dimostrò come le persone tendano a riconoscersi in descrizioni generiche, proprio come quelle fornite dagli oroscopi. Anche se molte delle affermazioni astrologiche sono vaghe, continuano a offrire un senso di sicurezza a chi cerca risposte nel caos del quotidiano. L’oroscopo resiste ai secoli perché, più che fornire previsioni accurate, riesce a soddisfare il bisogno umano di dare un significato agli eventi e di sentirsi parte di un ordine cosmico.