Sardegna: Terra di conquista tra eolico, immigrazione e l'assalto del progresso

  La Sardegna, una terra un tempo incontaminata e ricca di tradizioni, oggi si trova sotto assedio da ogni lato. Non solo l'invasione degli impianti eolici e fotovoltaici che deturpano il nostro paesaggio, ma anche la questione degli sbarchi continui di migranti che mettono a dura prova la capacità dell'isola di mantenere un equilibrio sociale e territoriale. 

  Durante la notte, altri 35 migranti sono sbarcati sulle coste del sud Sardegna. Tra di loro, due donne, una delle quali incinta, e tre minorenni. È l'ennesimo episodio di una serie interminabile che vede le coste sarde diventare punto di approdo per chi fugge dalla propria terra, sperando in una vita migliore. I migranti sono stati rintracciati poco dopo le 2 del mattino mentre si allontanavano dalla spiaggia di Porto Pino, nel territorio di Sant'Anna Arresi, dopo aver abbandonato due barchini con cui avevano raggiunto la costa sud occidentale dell'isola. Sul posto sono intervenuti i militari della Stazione dei Carabinieri di Calasetta e il personale del Commissariato di Polizia di Carbonia. Fortunatamente, i 35 sono stati trovati in buone condizioni di salute e trasferiti nel centro di prima accoglienza di Monastir. La situazione è insostenibile. 

  Gli sbarchi sono diventati una costante, e le autorità locali sembrano sempre meno in grado di gestire l'emergenza. Ogni nuovo arrivo porta con sé nuove sfide, nuove tensioni e un ulteriore sovraccarico delle strutture di accoglienza. Ma il problema non è solo logistico. È anche e soprattutto politico. Mentre la Sardegna è trattata come una terra di nessuno, aperta a ogni tipo di sfruttamento, dalle risorse naturali alle vite umane, ci si riempie la bocca di parole come "integrazione" e "accoglienza". 

  Ma quale integrazione può esserci quando non si riesce nemmeno a garantire condizioni di vita dignitose ai nuovi arrivati? E quale accoglienza può essere autentica se viene percepita come un'imposizione da chi deve subirne le conseguenze? A complicare ulteriormente il quadro c'è l'invasione delle pale eoliche. Le nostre campagne e le nostre coste, già messe a dura prova dall'immigrazione incontrollata, sono deturpate da questi mostri d'acciaio, simbolo di un progresso che calpesta la bellezza e la tranquillità delle nostre terre. Le pale eoliche spuntano come funghi, senza un piano regolatore che tenga conto dell'impatto ambientale e paesaggistico, e senza un reale beneficio per la popolazione locale. La Sardegna è stanca. 

  Stanca di essere vista come terra di conquista, stanca di essere il campo di battaglia di politiche fallimentari e di interessi economici che nulla hanno a che vedere con il benessere dei suoi abitanti. È ora che le istituzioni prendano una posizione chiara e decisa. È ora che si metta fine a questa doppia invasione – umana ed energetica – e si restituisca dignità e rispetto a una terra che ha già dato tanto, troppo. Basta con le ipocrisie, basta con le soluzioni tampone. La Sardegna merita di più.

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