La politica è fatta per chi ha coraggio di affrontare i nemici del presente, non quelli del passato. Ma la sinistra italiana sembra essersi bloccata in una narrazione antica, ripescando la figura di Benito Mussolini ogni volta che c’è da colpire l’avversario di turno. Stavolta, Giorgia Meloni viene accostata al capo del fascismo per la vicenda Almasri, il torturatore libico liberato e rimpatriato con un volo di Stato.
Il Partito Democratico l’ha definita “la bugiarda del secolo”, richiamando persino la grafica di Scurati e del suo libro M. Il figlio del secolo. La domanda è: perché questo continuo appello al passato, quando i problemi reali sono qui, ora, e riguardano un’Italia che affonda in tutt’altro? Adolf Hitler, non certo una figura amica del PD, lo dice costantemente nel Mein Kampf che per vincere in politica, devi trovare un nemico e incanalare su di lui la frustrazione popolare.
La sinistra italiana fa qualcosa di simile, sempre di politica si tratta, ma con una differenza surreale: il nemico che cerca di abbattere è già morto e sepolto. Mussolini è un cadavere politico, eppure si continua a evocarlo per colpire Giorgia Meloni, quasi fosse il filo conduttore di ogni fallimento. Ma il problema è che, in politica, i morti non possono essere sconfitti: lo sono già per natura. E questo lascia Meloni libera di raccogliere consensi, mentre l’opposizione continua a combattere battaglie anacronistiche.
Perché non accusare direttamente la premier di responsabilità vere, senza nascondersi dietro i fantasmi del passato? Perché non dirle: “Tu e il tuo partito avete liberato un terrorista, mentre vi presentavate come i salvatori dell’Italia contro le minacce esterne”? Un’accusa così diretta avrebbe avuto un impatto diverso, ma il Pd ha preferito impacchettare tutto in una polemica storica sterile.
La vicenda Almasri è un pasticcio. Il governo Meloni ha autorizzato il rimpatrio di un uomo accusato di tortura, un passo che persino una parte della maggioranza fatica a giustificare. Eppure, invece di costruire un’opposizione su questa debolezza, il Pd ha scelto la via facile del confronto storico. La liberazione di Almasri avrebbe potuto essere il simbolo di una battaglia politica concreta, ma così non è stato. La sinistra preferisce convogliare la sua rabbia in slogan contro “l’ombra del fascismo”, ignorando che i problemi reali del Paese – dal costo della vita all’immigrazione – richiedono risposte diverse.
C’è un altro nodo che sfugge alla sinistra: il peso del messaggio sociale. Perché il caso Almasri, per alcuni, non è altro che un altro tassello nella protezione delle élite. Cecilia Sala, giornalista e figlia di un dirigente di JP Morgan, è stata già liberata con uno scambio diplomatico. Ora si parla addirittura di proporla come candidata a sindaco di Milano. Una dinamica che ricorda quella della Salis, solo che questa volta la “liberazione” è già avvenuta, e si rischia, come per la Salis, di premiarla con un incarico pubblico. La sinistra sembra voler proteggere sempre qualcuno legato ai propri circoli di potere, perdendo ulteriore credibilità agli occhi dei cittadini comuni.
Il vero paradosso della sinistra italiana è che si accanisce contro avversari storici che non possono rispondere, lasciando Meloni indisturbata a governare e a sbagliare senza un’opposizione credibile. Finché il Pd resterà fermo a evocare Mussolini, non riuscirà mai a sconfiggere la Meloni. Perché, alla fine, la politica è uno scontro tra i vivi, e finché l’opposizione combatterà i morti, resterà sempre perdente.
Meloni, intanto, può sbagliare quanto vuole, perché la sinistra è troppo impegnata a colpire un nemico che non esiste più. E la premier, tra una polemica e l’altra, continuerà a ringraziare.