Lo sberleffo dello sceicco: Il mega yacht che umilia Cala Gonone

  Nelle acque cristalline di Cala Gonone, un nuovo colosso d'acciaio fa la sua apparizione: il Blue, l'ultimo giocattolo dello sceicco di Abu Dhabi, Mansour bin Zayed Al Nahyan. Un mostro marino da 160 metri, un bastione del lusso galleggiante costato la modica cifra di 590 milioni di euro. Naturalmente, il caro Mansour, con un patrimonio personale stimato in 38 miliardi, può permettersi questo capriccio senza battere ciglio. 

  Ma noi, poveri mortali, siamo qui a interrogarci su quale sia il vero prezzo di questa visita. Perché, diciamocelo, l'arrivo di questo mega yacht non è che l'ennesima farsa di un circo mediatico sempre più distante dalla realtà quotidiana. Gli occhi sgranati dei curiosi si riempiono di meraviglia e ammirazione, ma a ben vedere, cos'è che stiamo davvero ammirando? Una nave talmente opulenta da sembrare una caricatura, con le sue 40 cabine, due eliporti, quattro ponti, piscine e persino una discoteca. E mentre ci perdiamo nei dettagli stravaganti, dimentichiamo la realtà che ci circonda. 

  Cala Gonone, con le sue bellezze naturali e la sua tranquillità, viene invasa da questo simbolo di eccesso e spreco. Il mare, che dovrebbe essere un patrimonio di tutti, diventa improvvisamente il palcoscenico privato per l'ostentazione di pochi. Lo sceicco arriva, consuma e poi se ne va, lasciando dietro di sé nient'altro che un mare sfruttato e una popolazione locale che non vede un centesimo di ritorno economico. 

  Questo, signori, non è turismo. È una forma moderna di colonizzazione, dove il ricco di turno utilizza le nostre risorse senza lasciare nulla di valore in cambio. Il Blue non è altro che una provocazione galleggiante. Un promemoria crudele di quanto siano profonde le disuguaglianze nel nostro mondo. Gli yacht di lusso si moltiplicano e la Sardegna continua a lottare con la miseria e le briciole. L'arrivo di questi giganti del mare è solo l'ennesima beffa: un'esibizione sfacciata di potere e denaro, mentre noi restiamo a guardare, impotenti e frustrati. 

  Così, mentre Mansour e il suo seguito si godono la loro vacanza da sogno, la vera domanda è: cosa resta a noi? Un mare un po' più inquinato, una terra un po' più sfruttata, e la consapevolezza che, ancora una volta, ci tocca solo prendere in quel posto. E mentre ci lasciamo incantare dal luccichio dell'opulenza, dimentichiamo che il vero valore non risiede nel lusso, ma nel rispetto e nella tutela delle nostre risorse e delle nostre comunità. Ma forse, chissà, un giorno ci sveglieremo da questo incubo dorato e impareremo a difendere ciò che è nostro, senza lasciarci abbagliare dai falsi idoli del denaro e del potere. Fino ad allora, non ci resta che assistere, con amara rassegnazione, al grande spettacolo dello sceicco e al piccolo ruolo di comparsa della Sardegna.

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