Allarme a Cagliari soprattutto nel fine settimana. Droga e alcool la fanno da padrone e non mancano le risse, sempre per futili motivi

Allarme anche a Cagliari ed in Sardegna più in generale per quanto riguarda un nuovo fronte di droghe che sta prendendo piede fra i giovanissimi e che vanno ad affiancarsi ai problemi derivanti dall’uso elevato di alcool. Nella “movida” del capoluogo si registrano oramai ogni fine settimana incidenti di vario genere e liti fra giovani in cerca di una loro reale identità. Non bastano, molto spesso, le pattuglie della polizia o dei carabinieri per sedare risse quasi sempre innescate dai fiumi di alcool che scorrono nel fine settimana. Da parte loro, cosiddette “smart drugs” sono una serie di sostanze, di origine sia naturale sia sintetica che vengono assunte perché consentono di migliorare le capacità cognitive (come per es. la memoria e la capacità di apprendimento), ma presentano anche effetti allucinogeni ed altri dannosi, ancora sconosciuti. Si tratta di sostanze in grado di aumentare le “performance” cognitive del cervello migliorando l’apporto di ossigeno e aumentando il rilascio di agenti neurochimici come i neurotrasmettitori. Gli effetti sul “Sistema Nervoso Centrale” possono essere lievi e graduali oppure profondi e immediati. In ogni caso, allo stato attuale, esistono pochi studi scientifici controllati in grado di supportare questi presunti benefici per alcune sostanze, mentre buona parte degli effetti di queste sostanze non è stato ancora verificato sperimentalmente. Il termine “smart drugs” significa “droghe furbe” perché si tratta di sostanze che, al momento attuale, sono in libera vendita, poiché non rientrano nelle tabelle legislative che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope, anche se non mancano problemi di classificazione. A questo proposito, un richiamo concreto viene dai “semi di canapa” che sono venduti per collezionismo negli smart shops perché non contengono il principio attivo della cannabis ma possono essere coltivate illegalmente per sviluppare le piante. Sono in vendita negli “smart shop” che vendono prodotti contenenti vitamine, principi attivi di estratti vegetali di vario tipo, ma anche prodotti destinati alla coltivazione di piante (soprattutto funghi e canapa). Questi negozi permettono uno "sballo", solo apparentemente innocuo, perché proveniente da prodotti naturali e attualmente non vietati. In realtà, in molti casi, si tratta di sostanze dagli effetti psicoattivi, potenzialmente dannosi e ancora poco noti. Un esempio per tutti, citato dall’Istituto Superiore di Sanità, è quello “della Salvia Divinorum”, una pianta regolarmente e legalmente venduta negli “smart shops” (come profumatore ambientale) il cui incremento nell’uso tra i frequentatori di tali negozi ha destato la preoccupazione delle autorità competenti, le quali, dopo ricerche approfondite sugli effetti psicoattivi e allucinogeni della pianta, hanno deciso di metterla al bando ed inserire il suo principio attivo, la Salvinorina A, nella tabella I dell’elenco delle sostanze stupefacenti e psicotrope di cui al DPR 309/90. Un criterio comune di pensiero dominante mette in relazione causa-effetto la tossicità di una sostanza con la sua origine sintetica, considerando invece l’assunzione di prodotti naturali come priva di rischi in virtù appunto della loro origine. In realtà questa distinzione è priva di validità scientifica e la tossicità di una sostanza dipende dal principio attivo presente (soprattutto in termini di caratteristiche chimico-fisiche e farmacologiche) e non dall’origine (naturale o sintetica). Quindi i principi attivi semisintetici o sintetici non sempre sono più tossici rispetto a quelli naturali, dei quali sono in genere delle imitazioni. Ciò che conta è il tipo e la concentrazione del principio attivo. Questi prodotti si trovano anche in Internet dove possono essere reperiti in modo abbastanza facile, come denunciato anche in occasione della Conferenza Nazionale sulla Tossicodipendenza. Nel mondo virtuale si sono create delle comunità virtuali e dei forum dove i cibernauti si scambiano informazioni su dove reperire le sostanze e sulle modalità di preparazione dei composti. Il commercio via internet di queste sostanze rappresenta un fenomeno criminale molto lucroso e di interesse transnazionale.

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