Con la morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile alle ore 7:35, la Chiesa Cattolica si appresta ad affrontare uno dei momenti più solenni e complessi della sua tradizione: il Conclave. La notizia del decesso, giunta fulminea nelle redazioni e nelle diocesi di tutto il mondo, ha immediatamente spostato l’attenzione sui possibili successori, su quella che si preannuncia come una scelta gravida di conseguenze, tanto ecclesiastiche quanto geopolitiche.
Il Collegio cardinalizio, profondamente rinnovato da Francesco durante il suo pontificato — oltre due terzi degli elettori portano la sua firma — sarà chiamato a scegliere un Papa che, inevitabilmente, dovrà misurarsi con l’eredità di un pontificato tanto rivoluzionario quanto discusso. Un’eredità fatta di aperture, dialogo interreligioso, attenzione ai poveri e alle periferie del mondo, ma anche di contrasti interni, accesi dibattiti dottrinali e riforme non sempre accolte unanimemente.
Tra i nomi più ricorrenti nei primi sondaggi d’Oltretevere spicca quello del cardinale Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato vaticano. Diplomatico esperto, già nunzio apostolico in Venezuela, Parolin rappresenta una figura di continuità istituzionale, capace di rassicurare tanto le cancellerie quanto gli ambienti curiali. La sua candidatura si collocherebbe nel solco di un papato “governativo”, volto alla tenuta dell’equilibrio interno e alla prosecuzione del rinnovamento con moderazione.
Altro nome forte è quello di Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Figura carismatica, legata alla Comunità di Sant’Egidio, Zuppi unisce una spiccata sensibilità pastorale a una visione aperta, inclusiva, talvolta letta come progressista. La sua elezione segnerebbe una prosecuzione ideale del “Papa della misericordia”, ma con un accento ancor più deciso sul fronte sociale.
Più sorprendente, ma non da escludere, l’ipotesi di Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. Uomo di Terra Santa, abituato al dialogo interreligioso sul campo, rappresenterebbe una scelta audace e simbolica, in un tempo in cui le fratture tra fedi sembrano farsi sempre più pericolose.
Non manca chi guarda oltre l’Europa. I cardinali Sergio da Rocha, arcivescovo di San Salvador de Bahia, e Leonardo Ulrich Steiner, di Manaus, sono espressione di un cattolicesimo latinoamericano radicato tra le genti e sensibile alla questione ambientale, specie amazzonica. Entrambi, in caso di elezione, rappresenterebbero la prosecuzione ideale del disegno bergogliano, con un pontefice nuovamente “venuto dalla fine del mondo”.
Il sogno di un Papa africano, spesso evocato ma mai concretizzatosi, torna a circolare con insistenza. Il cardinale ghanese Peter Turkson, già presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, e poi del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, gode di stima trasversale. Già papabile dodici anni fa, potrebbe tornare a essere un nome forte. La sua elezione sarebbe epocale: non solo per il colore della pelle, ma per il segnale di una Chiesa davvero universale, in grado di parlare con accenti africani alla coscienza del mondo.
Intanto Roma si prepara alle esequie. I funerali solenni saranno seguiti dai novendiali, nove giorni di celebrazioni liturgiche in suffragio del Pontefice defunto, secondo l’antica tradizione. Papa Francesco sarà sepolto, come da sua volontà, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, santuario mariano da lui amato e frequentato sin dai primi giorni del pontificato.
Decine di capi di Stato e centinaia di migliaia di pellegrini sono attesi nella Capitale per rendere omaggio a Jorge Mario Bergoglio, primo Papa gesuita, primo pontefice latinoamericano, ma soprattutto figura divisiva e al tempo stesso amatissima, capace di ridefinire l’idea stessa di papato nel XXI secolo.
Il Conclave sarà chiamato non solo a eleggere un uomo, ma a indicare una direzione. Se la Chiesa sceglierà di voltare pagina o di proseguire nel cammino aperto da Francesco, lo si comprenderà dal profilo del nuovo Pontefice. L’attesa, ora, è densa di interrogativi. Ma anche di speranze.