Non c'è nulla di più prevedibile in politica che vedere come i compari di partito si trasformino in eroi difensori del leader quando questi finisce sotto la lente d'ingrandimento. Ed ecco che, nella politica sarda, la vicenda di Alessandra Todde ha trovato il suo paladino in Ettore Licheri, senatore del M5s, che con la solennità di un padre nobile si erge a difesa della governatrice.
"Il Comitato elettorale ha adempiuto con rigore alle prescrizioni di legge", dice Licheri con la convinzione di chi sa di avere ragione, ma forse ignora che in politica, come nella vita, la verità è spesso una questione di prospettiva.
La Commissione elettorale, però, sembra pensarla diversamente, e invece di decidere, decide di non decidere, rimandando tutto a un Consiglio regionale che, con ogni probabilità, sarà altrettanto indeciso.
Licheri, con un post su quel social che è diventato l'arena per i gladiatori della politica, ci racconta che la normativa non si applicherebbe, che la decadenza è prevista solo per due ipotesi escluse dalla Commissione stessa. Ma chi ci crede? In questo paese, la legge è come la pioggia: cade dove vuole, e se non piove su di te, significa solo che non sei abbastanza importante o sfortunato.
"Alessandra Todde ha fatto tutto quello che doveva fare", dice il senatore, ma intanto la governatrice è lì, nel fango delle accuse, con un ricorso in tasca e un esercito di difensori ufficiosi che si fanno avanti.
Quanti rimarranno con lei se dovesse veramente decadere per quei "motivi banali" che le sono ascritti? Pochi, probabilmente, perché in politica il sostegno è come il sole in Sardegna: splende quando conviene, e poi si nasconde dietro le nuvole quando il vento cambia.
Licheri continua, parlando di "recordman della storia sarda per numero di indagini, perquisizioni e sequestri", un colpo basso alla destra, come se la storia politica della Sardegna fosse un libro di indagini penali. Ma chi non ha mai peccato in questo paese? E poi, la vecchia destra, secondo Licheri, non ha perso occasione per mostrare "la sua faccia più congeniale: quella dell'indecenza". Parole forti, ma che lasciano il tempo che trovano, perché quando si è nel fango, tutti sono pronti a tirare manciate di terra, sia a destra che a sinistra.
E mentre il senatore del M5s chiama "leonesse" i suoi, e "sciacalli" i nemici, ci si chiede quanto di questa retorica sia sincera convinzione e quanto invece sia una recita ben orchestrata per mantenere la barca a galla. Perché alla fine, quando il campo largo diventa un campo di battaglia, ogni colpo è lecito, e ogni alleato è un soldato da tenere vicino finché serve.
Così, mentre la Todde si prepara a combattere la sua battaglia legale, il circo politico continua a girare, con i suoi clown, i suoi acrobati, e i suoi domatori che con un colpo di frusta cercano di mantenere il controllo su una situazione che, come tutta la politica italiana, è in perenne equilibrio tra il ridicolo e il tragico.