L'allarme. Gli attacchi incendiari. Alle attività commerciali sui litorali della Sardegna. Nelle zone turistiche. Una continua sequenza di attentati a chioschi, attività di ristoro, punti imprenditoriali. L'ultimo, il più devastante, l'altra sera a Olbia, la capitale istituzionale della Costa Smeralda. È andato in cenere il cantiere navale dell'imprenditore Tonino Fundoni. C'è un filo continuo di lingue di fiamme che stanno cancellando molte espressioni commerciali nei punti turistici. I giorni scorsi il Fatto Quotidiano ha lanciato un segnale preoccupante. La cittadina di Alghero, meta di importanti flussi turistici, sarebbe nel mirino della camorra napoletana. Che si sta trapiantatndo in quella zona in seguito al trasferimento di decine di familiari dei molti camorristi reclusi nel vicino carcere di Sassari. E l'attività delinquenziale trova nuovi terreni operativi. Con l'acquisizione, con le buone o con le cattive, di immobili ed esercizi commerciali. Il fenomeno potrebbe non essere isolato. Visto quanto sta succedendo in altre località turistiche costiere. Gli eventi criminosi incendiari si stanno ripetendo con impressionante cadenza. Colpendo anche autoveicoli, forse a scopo intimidatorio. È lecito a questo punto domandarsi se non sia in corso una offensiva di cellule mafiose nel mercato del turismo sempre più fiorente della Sardegna. La quantità degli episodi sembra ridurre al minimo l'ipotesi che si tratti di semplici vendette locali. Il fenomeno sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti. Come conferma il grande incendio del cantiere navale di Olbia. Sicuramente doloso. Come gli altri. È una esplosione delittuosa che deve far riflettere. Perché l'ombra delle mafie sul turismo sardo fa intuire uno scenario destabilizzante. E la malavita sarda che ruolo avrebbe in tutto questo? Interrogativo drammatico. Mario Guerrini.