Alessandro I (Roma, ... – Roma, 115/116) è stato il 6º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, all'incirca tra il 105/106 e il 115/116.
Di lui ci parla il Liber pontificalis:
"Alessandro, di nazionalità romana, figlio di Alessandro, originario della regione di Caput-Tauri, occupò il seggio papale per 10 anni, 7 mesi e 2 giorni.
Fu vescovo al tempo di Traiano, fino all'anno in cui furono nominati Eiano e Vezio (116 d.C.).
Ha introdotto la passione del Signore attraverso le parole del sacerdote durante la celebrazione della messa.
Fu martirizzato ed Evento, il sacerdote, e Teodulo, il diacono, furono martirizzati insieme a lui.
Impose l'aspersione di sale nelle abitazioni del popolo.
Nel mese di dicembre ha tenuto 3 ordinamenti, 6 sacerdoti, 2 diaconi, 5 vescovi in luoghi diversi.
Il suo corpo è stato sepolto sulla via Nomentana, dove è stato decapitato, a non più di 7 miglia dalla città di Roma, il 3 maggio.
E l'episcopio rimase vuoto per 35 giorni."
Nel Liber pontificalis è detto “natione Romanus, ex patre Alexandro, de regione caput Tauri”.
Tale indicazione topografica allude alla zona vicina a S. Bibiana, all'estremità della V regione Augustea, dove L. Statilius Taurus, console nel 44 d.C., eresse i suoi horti e il suo forum e nel Medioevo fu detta Taurina la porta S. Lorenzo. Il suo pontificato va dall'anno 105 al 115. Quindi è indicato il suo martirio, avendo a compagni “Eventius presbiter et Theodolus diaconus”; sepolto sulla “via Numentana, ubi decollatus est, ab urbe Roma non longe, milliario VII, nonas mai”, cioè il 3 maggio.
La passio fa i due compagni di Alessandro ambo presbyteri. Tutti sarebbero stati sepolti da Severina, moglie del comes Aureliano che li aveva condannati, “in septimo milliario ab urbe Roma via Numentana in praedium suum, Eventium et Alexandrum in uno posuit monumento, Theodolum vero solum in loco altero sepelivit”. La passio non ha valore storico, ed è ritenuta dal Duchesne non anteriore al sec. VI; vi si parla anche dei martiri Ermete, Quirino tribuno e di sua figlia Balbina.
Tradizionalmente venerato come santo, è riportato alla data del 3 maggio in tutti i vecchi martirologi (Martirologio geronimiano, martirologio di Usuardo e Martirologio romano del Baronio), tuttavia la sua memoria non compare più nel nuovo Martirologio romano.