All’interno del copioso materiale scritto, audio, video, fotografico, di natura demoetnoantropologica che ho acquisito in due decenni di viaggi e ricerche sul campo in Sardegna, un posto rilevante è occupato dall’abito tradizionale; e per i lettori della Gazzetta Sarda pubblico alcune schede con immagini descrittive tratte dal mio libro “Il Volto della Bellezza: donne in abito tradizionale sardo”. La porzione informativo-culturale che ho raccolto, e non ho concluso di farlo, sugli abiti tradizionali della Sardegna, ricopre l’ambito femminile e maschile, non tralasciando quelle tematiche strettamente legate al meraviglioso mondo del vestiario sardo: lingua sarda, gioielli, pani, strumenti musicali, pratiche sociali e religiose, documentazione orale e scritta; non di meno sono stati importanti gli interessantissimi lavori di altri studiosi e viaggiatori del passato e del presente, che mi hanno offerto una preziosa forma di confronto tra le loro conoscenze e le mie.
La seconda immagine della mia rubrica, mostra una ragazza che indossa l’abito tradizionale di Busachi: lo sguardo intenso e i lineamenti della bocca enfatizzano la semplicità e la bellezza del viso. Sul capo, si nota l’interessante velo, chiamato “su muncadore ‘e tullu”, che con l’aiuto di una spilla dorata di stile sardo, si adagia sul “cuccurinu” di tessuto che ricopre l’acconciatura dei capelli; il velo è ricamato con motivi simbolici floreali, cerchi, stelle, e la sua consistenza è il risultato di un’apprettatura con cui il tessuto viene inamidato, così da garantirgli la foggia desiderata e caratteristica di Busachi. Oro e coralli sono le componenti orafe dei gioielli indossati dalla ragazza, che indugiano sulla camicia finemente ricamata, e detta “cammìsa fine”. Il corallo è sempre stato considerato erroneamente come una pietra, ed è inevitabile vederlo nei corredi orafi sardi: il suo ruolo non è soltanto d’abbellimento, ma lascia intendere simbologie attribuite al potere di allontanare ogni sorta di male. Nell’immagine si intravedono anche il corpetto morbido, detto “pallas”, e il giubbetto di broccato magnificamente ricamato a motivi simbolici floreali, chiamato “gippone”.
La prossima settimana, sarà la volta di Villagrande Strisaili.