Vergato, Emilia-Romagna. Siamo in una delle terre più civili d’Italia, dicono. Eppure, ieri pomeriggio, la civiltà è rimasta a casa. Sul regionale Porretta-Pianoro un capotreno di 50 anni si è visto chiedere più di un biglietto: gli hanno chiesto i denti. Due, per la precisione, quelli che un giovane viaggiatore gli ha staccato con un pugno. Perché? Perché qui, ormai, anche far rispettare le regole è diventato un atto di coraggio.
Il convoglio si è fermato a Vergato, e con lui la dignità del trasporto pubblico. Corso cancellato, pendolari a piedi, caos sui binari.
Il colpevole? Un minorenne, già noto alle forze dell’ordine. Sì, noto. Ma libero di circolare e, a quanto pare, di colpire. E il capotreno? Portato all’ospedale di Porretta, con due denti in meno e, probabilmente, una gran voglia di cambiare lavoro.
Le indagini sono in corso. I carabinieri, che hanno acquisito le immagini delle telecamere e raccolto testimonianze, stanno cercando il ragazzo. La sua identità non è un mistero: se sei già nel radar delle forze dell’ordine, difficile passare inosservato. Ma quello che resta è un interrogativo: perché succede tutto questo? Perché un lavoro dignitoso diventa un campo di battaglia?
Forse la vera domanda è un’altra: a che punto abbiamo smesso di rispettare chi lavora per noi? Perché di questo si tratta: un capotreno non è solo un controllore di biglietti, è una figura di riferimento, uno che permette al treno di arrivare dove deve. Eppure, basta un pugno per mandare tutto a rotoli.
E così, mentre in tanti si chiedono come riportare il lavoro al centro, sui treni italiani c’è chi sceglie di riportare il caos. E se non agiamo in fretta, il rispetto delle regole finirà per essere un vago ricordo, come i due denti di quel capotreno.