Cagliari, trent’anni dopo. Una fiaccolata per Manuela Murgia riaccende le luci su Tuvixeddu

Erano passate le 18.30 quando da via Barigadu, nel cuore di Cagliari, si è mosso il corteo silenzioso. Oltre cento persone, fiaccole accese, direzione Tuvixeddu. Nessuno slogan, solo passi. Per ricordare Manuela Murgia, la ragazza di sedici anni trovata senza vita trent’anni fa proprio in quel canyon che oggi, come allora, rimane luogo sospeso tra memoria e dolore.

Era il 1995 quando Manuela scomparve. Il suo corpo fu ritrovato giorni dopo, in fondo a quella gola di pietra che una volta era una necropoli punica e che da allora porta addosso anche il peso di una tragedia mai chiarita. Da allora la famiglia non ha mai smesso di chiedere giustizia, né di credere che la verità possa, prima o poi, emergere dalle crepe del tempo.

La recente riapertura delle indagini da parte della Procura di Cagliari ha riacceso un barlume di attenzione su un caso che rischiava di finire nel dimenticatoio. Ed è proprio per questo che la fiaccolata – semplice, dignitosa, necessaria – ha avuto un senso profondo. Un gesto per ricordare, ma anche per richiamare la città e le istituzioni al dovere della memoria. Perché un caso irrisolto è una ferita collettiva, e Tuvixeddu non può più essere soltanto il teatro di un mistero irrisolto.

La voce della famiglia si è levata, ancora una volta, con la forza di chi non ha mai avuto risposte: “Vogliamo la verità, non vendetta. Ma dopo trent’anni, la verità è l’unica forma possibile di giustizia.

Ora il silenzio della fiaccolata è nelle mani della magistratura.

Cronaca

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