Ad Alghero, le Grotte di Nettuno e la Grotta Verde rischiano di essere messe a gara e affidate a privati, in seguito alla scadenza delle concessioni il 31 dicembre 2023 e alla potenziale applicazione della Direttiva Bolkestein. La normativa europea, che impone la liberalizzazione dei servizi pubblici e delle concessioni, ha già suscitato forti preoccupazioni tra gli esponenti del centrodestra algherese. I consiglieri Tedde, Caria, Peru, Bardino, Salvatore, Ansini, Pais, Cocco e Fadda hanno espresso la loro contrarietà a questa ipotesi, sottolineando l'importanza di preservare queste risorse per la comunità locale e per l'economia del territorio.
Le Grotte di Nettuno, attualmente gestite dalla Fondazione Alghero, generano ricadute economiche significative: circa 3 milioni di euro l'anno, che vengono reinvestiti in eventi, manutenzioni e stipendi.
Il rischio che una concessione privata possa mettere in pericolo questo equilibrio è al centro delle preoccupazioni dei consiglieri, che temono una gestione orientata al profitto piuttosto che alla tutela ambientale e culturale.
Secondo gli esponenti del centrodestra, ci sono delle vie per evitare che le grotte finiscano sul mercato. La soluzione più immediata sarebbe quella di ottenere una dichiarazione di notevole interesse pubblico dal Ministero competente, che escluderebbe le grotte dall’applicazione della Bolkestein. In alternativa, si potrebbe emanare una norma nazionale che qualifichi le grotte come servizi d’interesse pubblico, riservandole alla gestione da parte di enti pubblici.
"Siamo convinti che le nostre grotte debbano essere considerate beni culturali, tutelati come risorse ambientali e paesaggistiche," dichiarano i consiglieri. Per questo motivo hanno presentato un’interrogazione al Sindaco Cacciotto, chiedendo che si avvii con urgenza un confronto con il Governo e la Giunta Regionale per escludere queste aree dall’applicazione della direttiva europea.
Non si tratta solo di economia, ma della stessa identità del territorio. Affidare le grotte ai privati significherebbe compromettere una gestione che finora ha garantito la valorizzazione e la protezione di uno dei tesori più fragili e importanti della Sardegna.