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Putin: "Con i missili Biden getta benzina sul fuoco" - Possibile dialogo con Trump?

  La decisione del presidente uscente Joe Biden di autorizzare l’Ucraina a utilizzare i missili a lungo raggio ATACMS ha innescato una serie di reazioni dure da parte del Cremlino. Mosca accusa gli Stati Uniti di gettare "benzina sul fuoco" e promette "risposte adeguate", senza però specificare quali saranno. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha rimandato alle dichiarazioni precedenti di Vladimir Putin, che aveva avvertito di possibili ritorsioni "sulla base delle minacce rivolte alla Russia". Nonostante le minacce, resta incerto quale sarà l’impatto reale dell’uso di questi missili sul conflitto e quali obiettivi precisi Kiev intenda colpire in territorio russo. 

  Gli ATACMS, con una gittata di 300 chilometri, rappresentano un’arma strategica per Kiev, autorizzata a utilizzarli inizialmente contro le forze russe e nordcoreane nella regione di Kursk. Tuttavia, Mosca sostiene che l’utilizzo di questi vettori richieda l’intervento diretto di specialisti occidentali per l’inserimento dei dati d’intelligence necessari al puntamento, fatto che equivarrebbe a un coinvolgimento diretto della NATO nella guerra. Putin aveva già avvertito che l’uso di questi missili contro la Russia sarebbe considerato un atto di guerra da parte dei Paesi NATO. Sul fronte diplomatico, una delegazione militare russa è giunta a Pyongyang, segnando un ulteriore rafforzamento dei legami tra Russia e Corea del Nord. Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha incontrato il ministro russo Alexander Kozlov, sottolineando l’importanza di intensificare il commercio intergovernativo e la cooperazione scientifica e tecnologica. Questo allineamento tra Mosca e Pyongyang preoccupa l’Occidente, che teme un aumento del supporto militare nordcoreano alla Russia. L’obiettivo degli Stati Uniti con l’invio degli ATACMS sarebbe quello di dissuadere la Corea del Nord dall’inviare ulteriori truppe in Russia per sostenere lo sforzo bellico contro l’Ucraina. Nel frattempo, la Francia e la Gran Bretagna, pur avendo già fornito missili avanzati come gli Scalp e gli Storm Shadow a Kiev, non si sono ancora pronunciate sull’uso di queste armi contro il territorio russo. La Germania, dal canto suo, ha ribadito il rifiuto di fornire i missili da crociera Taurus richiesti dall’Ucraina. La Cina continua a esortare le parti coinvolte a trovare una soluzione politica, con il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian che ha ribadito l’urgenza di un cessate il fuoco immediato e di un accordo per raffreddare la situazione. Tuttavia, Mosca ha escluso ogni possibilità di congelare il conflitto lungo le linee attuali, considerandolo inaccettabile. Sul terreno, il conflitto si intensifica. Gli ultimi raid russi hanno colpito Sumy e Odessa, causando un alto numero di vittime civili. A Sumy, un attacco missilistico ha provocato 11 morti e 89 feriti, tra cui due bambini. 

  A Odessa, i detriti di un missile intercettato sono caduti su un quartiere residenziale, causando 8 morti e 18 feriti, tra cui un bambino. Gli ucraini hanno denunciato l’utilizzo di gas lacrimogeni proibiti da parte delle forze russe, confermato dall’Opac, che ha rilevato tracce del gas in proiettili e terreni analizzati. Volodymyr Zelensky, in visita nelle città di Kupyansk e Pokrovsk, ha denunciato l’escalation russa, ribadendo che "la Russia mostra ciò che le interessa veramente, solo la guerra". Intanto, Mosca rivendica successi nel Donetsk, con la conquista del villaggio di Novoalekseyevka, e intensifica i bombardamenti su infrastrutture strategiche ucraine, affermando di colpire solo obiettivi militari. Dalla parte russa, le difese aeree hanno intercettato 59 droni ucraini, alcuni dei quali diretti verso la regione di Mosca, mentre altri sono stati abbattuti nelle regioni di Bryansk, Kursk e Belgorod. 

  Con l’insediamento di Donald Trump previsto per gennaio, il Cremlino sembra lasciare aperta una possibilità di dialogo. Dmitry Peskov ha affermato che se il nuovo presidente degli Stati Uniti sarà disposto a "capire le ragioni" della Russia e ad ascoltare le sue preoccupazioni, un percorso verso la pace potrebbe essere intrapreso. Tuttavia, le dichiarazioni del portavoce russo sembrano più un avvertimento che un’apertura concreta, con Mosca che continua a ribadire che la NATO è già di fatto coinvolta nella guerra. In questo clima di tensione, il futuro del conflitto resta incerto, con il rischio di ulteriori escalation sul campo e nelle relazioni diplomatiche globali.

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