Lo sguardo delle parole: mirare, tra visione e tensione verso l'infinito

  Vedere è un atto passivo, il primo contatto con il mondo. Ma non basta. Lo sguardo può essere fugace, superficiale, inconsapevole. Ciò che conta, nella profondità del linguaggio e dell’essere, è mirare. Non limitarsi a osservare, ma indirizzare gli occhi con determinazione, con desiderio, con volontà. Mirare è un verbo che arde, che possiede il fuoco dell’aspirazione. Chi mira non si accontenta: fissa un punto, si protende verso l’oggetto del proprio sguardo, lo scruta, lo vuole.

La parola affonda le radici nel latino mirari, che non significa soltanto "guardare", ma stupirsi, ammirare, desiderare. Un’etimologia che ci porta in una dimensione più profonda: mirare non è solo un atto visivo, è un’esperienza dello spirito. È l’incrocio perfetto tra il guardare e il desiderare, tra il vedere e il volere. Da mirari derivano parole come miracolo, ciò che spezza il velo della consuetudine e si impone con la potenza dello straordinario. Ammirare, che è più che guardare: è riconoscere la grandezza, lasciarsi rapire dalla bellezza. Miraggio, visione che inganna e insieme seduce, perché l’anima è sempre attratta da ciò che appare lontano e irraggiungibile.

Mirare è una tensione, un movimento dell’anima. È un verbo di chi aspira, di chi tende verso qualcosa che non ha ancora raggiunto. Un arciere mira il bersaglio prima di scoccare la freccia, con la concentrazione di chi sa che ogni gesto è decisivo. Lo sguardo del pensatore mira il cuore del problema, quello dell’innamorato mira il volto dell’amata, quello del viaggiatore mira l’orizzonte come un varco aperto verso l’ignoto. Mirare è la visione che precede il destino.

Non è un caso che nella Divina Commedia Dante usi mirare per indicare la contemplazione più alta. Nel Paradiso, Beatrice "mira il Sole", cioè Dio, la verità assoluta. In quel gesto si compie il senso ultimo della parola: non si tratta solo di guardare, ma di proiettarsi verso ciò che si contempla, di farsi attraversare dalla luce che si scruta. Non si può mirare senza partecipare, senza lasciarsi trasformare.

La radice mir- porta in sé il mistero della fascinazione, dell’inquietudine, dell’anelito. Non sorprende che nelle lingue romanze il verbo abbia assunto significati diversi ma sempre intensi. In francese, mirer significa riflettere, specchiarsi, quasi a indicare uno sguardo che cerca se stesso. In spagnolo, mirar è il verbo comune per "guardare", ma nel tono conserva ancora una solennità antica: non è un’occhiata distratta, è uno sguardo che pesa, che si ferma, che interroga.

In italiano, mirare conserva una doppia anima: significa focalizzarsi con precisione, puntare – come il mirino di un’arma, come un’idea chiara nella mente – ma significa anche meravigliarsi, restare sospesi davanti a ciò che incanta. Si può mirare un obiettivo con fermezza, ma si può anche mirare la bellezza con stupore.

E qui si svela il cuore profondo di questa parola: mirare è un verbo dell’attesa, della speranza, della conquista. Implica un tempo di preparazione, di concentrazione. È il verbo di chi sa che il desiderio precede sempre il possesso, che ogni traguardo va visto prima di essere raggiunto. E che lo sguardo, quando è teso verso qualcosa di grande, è già di per sé un atto di creazione.

Chi mira, vive due volte: nell’attimo in cui contempla, e in quello in cui si protende verso ciò che vede.

Cultura

Abiti tradizionali femminili della Sardegna: Ittiri
  All’interno del copioso materiale scritto, audio, video, fotografico, di natura demoetnoantropologica che ho acquisito in due decenni di viaggi e ricerche sul campo in Sardegna, un posto rilevante è occupato dall’abito tradizionale; e per i lettori della Gazzetta Sarda pubblico alcune schede con immagini descrittive tratte dal mio libro “Il ...

Il mistero del tempo pasquale: Come calcolare la data esatta?
Se esiste una festa che sfugge all’apparente linearità del calendario, è senza dubbio la Pasqua. Essa si colloca in un alveo temporale mobile, quasi fosse un astro errante, ma in realtà risponde a una regola antica che intreccia scienza e fede, cielo e terra, storia ...

Lo sguardo delle parole: intuire, la visione interiore
  Se vedere è il primo atto del conoscere, se riflettere è il fermarsi su ciò che si è visto, se contemplare è la capacità di estasiarsi davanti alla grandezza del mondo, allora intuire è l’ultimo, necessario passo: quello che conduce al sapere immediato, alla rivelazione fulminea, alla percezione che non...

I papi.Storia e segreti: Sant' Antero (Papa dal 21/11/235 al 03/01/236)
  Molto vaghe le poche notizie su Antero. Greco di nascita, fu papa per pochi mesi, mentre era ancora vivo il «dimissionario» papa Ponziano nel suo esilio forzato in Sardegna: consacrato il 21 novembre del 235, morì il 3 gennaio del 236. Il Liber Pontificalis riporta che: ANTEROS [22.11.235-3.1.236], nato in Grecia, figlio di Romolo, ricop...

Riflettere: la luce del pensiero e l’eco della coscienza
Ci sono parole che si muovono in equilibrio tra due mondi, che oscillano tra significati fisici e astratti, tra la concretezza della materia e la profondità dell’anima. Riflettere è una di queste.La sua etimologia ci conduce al latino reflectere, composto da re- (indietro, di nuovo) e flectere (...

Contemplare: lo sguardo che diventa sacro
Vedere è il primo passo. Mirare è il desiderio che si slancia verso l'oggetto. Ma il culmine dell'atto visivo è contemplare, il guardare che si fa conoscenza, raccoglimento, quasi un rito sacro. Chi contempla non si limita a vedere, né a cercare: entra dentro ciò che osserva, lo abita, lo lascia parlare. È lo sg...

Abiti tradizionali femminili della Sardegna: Ollolai
  All’interno del copioso materiale scritto, audio, video, fotografico, di natura demoetnoantropologica che ho acquisito in due decenni di viaggi e ricerche sul campo in Sardegna, un posto rilevante è occupato dall’abito tradizionale; e per i lettori della Gazzetta Sarda pubblico alcune schede con immagini descrittive tratte dal mio libro “Il ...

Lupercalia: orge sacre, purificazione di Roma e il tempo sacro delle Idi
  Il 15 febbraio, mentre il calendario contemporaneo si affanna a trovare significati nelle convenzioni commerciali, l’antica Roma celebrava i Lupercalia, una delle festività più arcaiche e profonde della sua tradizione. Un rito di purificazione e rigenerazione, ma anche un legame con le origini mitiche della città, con il lupo, con il sangue,...

San Valentino di Terni Vescovo e Martire Festa: 14 febbraio
  S. Valentino, prete della Chiesa Romana; si era dedicato in modo particolare, assieme a S. Mario e alla propria famiglia, al servizio dei martiri imprigionati sotto l'imperatore Claudio II. Valentino nacque a Interamna Nahars attuale Terni da una famiglia patrizia nel 176, fu poi convertito al cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel...