Alghero si prepara questa sera, giovedì 27 marzo alle ore 18:00, ad accogliere un evento di rara intensità culturale: la presentazione del libro “Vincenzo Sulis. Gli ultimi anni di un ergastolano di Stato” di Gian Carlo Tusceri, edito da Taphros. L’iniziativa, inserita nel cartellone del Festival Mediterranea – Culture. Scambi. Passaggi., si svolgerà in un luogo non casuale: la Torre Sulis, lo stesso edificio in cui l’omonimo protagonista fu imprigionato per oltre vent’anni.
A dialogare con l’autore sarà la professoressa Paola Ruggeri, docente associato presso il Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari, studiosa raffinata e voce autorevole nel panorama storico isolano. Con la consueta eleganza intellettuale, Ruggeri guiderà il pubblico in un percorso che attraversa le pieghe di una delle biografie più complesse e tormentate del Settecento sardo.
Vincenzo Sulis, nato a Cagliari nel 1758, fu figura controversa e appassionata, capace di attraversare i rivolgimenti politici del suo tempo con spirito ribelle e visione civile. Divenuto comandante delle truppe di Stampace durante i moti antipiemontesi, finì tradito e incarcerato. Dal 1799 al 1820 fu rinchiuso proprio nella torre di Alghero che oggi porta il suo nome: un destino che lo trasformò da agitatore politico a prigioniero dimenticato, e infine in testimone delle contraddizioni del potere sabaudo. Una storia di ingiustizia e resistenza, che soltanto nel 1820 trovò un epilogo con la grazia concessa da Vittorio Emanuele I.
Il libro di Tusceri ripercorre con rigore e sensibilità gli anni del lungo isolamento carcerario, la dignità del recluso e la memoria che, silenziosa, si sedimenta tra le mura. Un lavoro prezioso, che restituisce voce a chi fu privato della libertà e che trova nella conversazione con Paola Ruggeri non solo un’occasione di approfondimento, ma anche un atto di giustizia culturale.
In un tempo in cui la storia viene spesso banalizzata o dimenticata, Alghero torna a interrogare il proprio passato, in uno dei suoi luoghi simbolici più forti, nel nome di un uomo che visse e scrisse la sua verità dietro le sbarre. La cultura, ancora una volta, diventa memoria attiva e occasione di riscatto.