Quando il vento soffia forte, i marinai veri si vedono. E ieri al "Bentegodi" il Cagliari ha dimostrato, ancora una volta, di essere squadra vera, fatta di uomini che alle tempeste non volgono le spalle.
In uno scontro diretto che più diretto non si può, i rossoblù hanno imposto il loro verbo con intelligenza, sacrificio e quel pizzico di cinismo che nei bassifondi della classifica fa la differenza tra chi resta a galla e chi affonda.
Il ritorno di Leonardo Pavoletti dal primo minuto ha avuto il sapore di una storia antica, di quelle che sanno di muscoli, sudore e fede calcistica. E proprio lui, l'uomo delle zampate furiose, ha spaccato in due il pomeriggio veronese con un colpo da autentico rapace d'area alla mezz'ora. Un movimento da manuale del centravanti: tempi perfetti, senso dello spazio, furore negli occhi.
Il Cagliari, privo di Piccoli e di qualche altra pedina pesante, non ha perso il filo. Ha sofferto con ordine, ha difeso senza isterie, e ha aspettato il momento giusto per colpire ancora. Quando il Verona è rimasto in dieci, i sardi hanno alzato la testa come falchi in picchiata: contropiede letale, Gaetano si traveste da rifinitore, e Deiola, con il sangue freddo di un veterano, firma il 2-0 che chiude la pratica e spalanca le porte a un finale di stagione tutto da scrivere.
Trentatré punti in classifica, e una sensazione palpabile: la barca si sta riportando verso il porto sicuro. La matematica è ancora zitta, ma il cuore dei tifosi rossoblù batte forte, e inizia a scandire il ritmo della speranza.
Negli scontri salvezza il Cagliari non ha mai tremato: squadra rude, concreta, viva. E il "Pavo", il Pavoletti dei giorni migliori, ha ricordato a tutti che i veri guerrieri non invecchiano mai: lavorano nell'ombra, tagliano le linee avversarie con movimenti invisibili e, quando arriva il momento, graffiano senza pietà.
Non è ancora tempo di brindare. Le ultime battaglie attendono i rossoblù. Ma la trincea è stata retta, il fronte nemico è stato piegato. Un ultimo scatto, un altro piccolo balzo, e allora sì, la prossima stagione potrà parlare ancora sardo, con orgoglio, nella massima serie.