In merito alle posizioni riportate nell’articolo pubblicato in data 4 ottobre 2023 dal quotidiano La Nuova Sardegna, che
cita le riflessioni di alcuni docenti, attribuite a documenti non pubblicati, e di alcuni rappresentanti degli studenti che si
esprimono su delle indagini ancora in corso che hanno coinvolto mediaticamente il Magnifico Rettore prof. Mariotti e il
nostro Ateneo, come Unione degli Universitari di Sassari riteniamo di dover esprimere alcune considerazioni.
Naturalmente condividiamo le riflessioni relative al danno di immagine subito dall’Ateneo e conseguentemente da
tutta la comunità accademica, che deve essere affrontato nel momento in cui emergono ipotesi di comportamenti così
gravi e lesivi della stessa missione dell’Università, al di là dello sviluppo di indagini che non possono essere liquidate
con semplicità. Al di là del clamore mediatico e della conseguente difesa d’ufficio, riteniamo che nel momento in cui ci
si vuole dissociare da tali gravi ricostruzioni sarebbe importante affrontare delle discussioni che non si affrontano mai a
sufficienza, non solo nel nostro Ateneo quanto nel nostro Paese. Sarebbe bastato, secondo noi, cogliere l’occasione per
parlare di legalità e di ruolo delle istituzioni, accademiche in particolare.
Per questo ci sembra doveroso proporre una riflessione in questo senso e che speriamo possa essere condivisa dal
resto della comunità accademica.
Riteniamo che le istituzioni accademiche debbano rimanere libere da ogni influenza
estranea alla cura e al perseguimento delle proprie missioni istituzionali, perché devono assumere decisioni politiche
che abbiano come unico obiettivo gli interessi della comunità di studenti e della libertà di ricerca e insegnamento.
Crediamo che tutte le componenti dell’Ateneo in questo momento debbano esplicitare il proprio impegno nel
contrasto all’insorgenza di tali dinamiche, sul piano normativo, mediante una continua riflessione interna sui temi della
legalità, della trasparenza e dell’anticorruzione e sui piani e i codici che disciplinano questi valori nella vita della
comunità accademica. Sul piano della lotta all’illegalità, promuovere il whistleblowing e tutte le pratiche che
favoriscono la segnalazione di atti o avvenimenti illeciti, anche tramite una cultura della legalità, del rispetto delle
norme e dei regolamenti, informando e sensibilizzando ogni componente alla loro conoscenza e al loro
funzionamento.
Inoltre riteniamo che sia da promuovere la trasparenza dei processi decisionali e la loro democraticità mediante la
promozione della partecipazione attiva e propositiva ai consessi: questi momenti di confronto sono tanto preziosi e
necessari se nella nostra comunità emergono comportamenti che, a prescindere dalla loro liceità o meno, impongono
uno sforzo di riflessione comune, serio e approfondito, nel rispetto del ruolo di analisi della complessità, che ci
caratterizza in quanto comunità accademica. La lotta alle mafie serve a rendere libera la scienza, a rendere libere le
nostre comunità e a difendere la Costituzione; è una lotta che deve passare tramite lo sforzo di ascoltare, conoscere e
comprendere.
Infine, riteniamo di dover prendere le distanze da tali fenomeni criminali e pericolosi per il nostro tessuto sociale,
rispettando il compito della magistratura di accertamento dei fatti, senza dimenticare la grande responsabilità
culturale e sociale dell’Università e di tutte le istituzioni anche nella lotta ai fenomeni mafiosi, che oggi più che mai (a
prescindere dall’esito di queste indagini) chiama al dovere civico di aprire una ampia riflessione, e non di accantonarla
frettolosamente.